mercoledì 31 ottobre 2007

quando eravamo piccoli noi

io mi ricordo, quando ero piccolo, mi ricordo quei cartoni animati che c'avevano una trama lunga, di quelli che se ti perdevi un episodio era finita, ché riprendere il filo era un'impresa.
mi ricordo di tutte quelle storie tristissime, tipo candy candy, dove c'era chi moriva in guerra, chi in un incidente stradale, quello che era innamorato di quella che però non se lo filava ché era innamorata di un altro e ne parlava proprio con lui;
ricordo di storie come georgie, o heidi, o remì, o simili, dove la madre muore sempre di parto, il padre si alcolizza e/o li abbandona, lei s'innamora del fratellastro, tutti fanno una vita di merda sotto i ponti ma son felici lo stesso, il buon padre voleva un maschietto e trasforma la figlia in una macchina da guerra; la signora rottermaier: la signora rot-ter-ma-ier!
roba che c'ho avuto gli incubi fino a ventisei anni.

oggi no, oggi i cartoni animati (e le sigle) sono mediocri, sono storielle politicamente corrette, non muore mai nessuno, sono senza trama, senza mordente.
i bambini di oggi, questi cerebrolesi del futuro, guardano i teletabbis.
ché i psicologi moderni han studiato che ai bambini gli piace rivedere le stesse cose, e allora loro, i psicologi han detto facciamo le storielle che le rimandiamo a ripetizione, così si risparmia anche con il materiale.

ci credo io che poi i bambini maltrattano i genitori.


[microsondaggino:
a me, piaceva jeeg robò d'acciaio e daitarn 3 (soprattutto le sigle, che ascolto ancora). e a voi?]



martedì 30 ottobre 2007

dinamiche di gruppo

io proprio non riesco a capire.
non ho fatto un cappero per tutto il giorno.
niente, nulla, il vuoto cosmico.
dopo la release vegetavo qui in attesa di una briciola di attività, che so, la risoluzione di un problema, l'inizio di una nuova attività, di una nuova avventura nei mari del sud. niente, mi dicono, stai qui, zitto e vegeta. e non dare l'impressione di non fare un ca**o, ché ne va dell'immagine dell'azienda.

usare questo tempo per studiare-scrivere-fare-qualcosa-di-costruttivo?
non esiste proprio.
anche perché se non sono sotto stress ho il blocco dello scrittore, non mi va di studiare e non riesco nemmeno a prenotare le vacanze da qui a marzo 2008 (come gentilmente richiesto in una mail di stamattina)

pubblico quel raccontino-nerino-orrorosino-stile-max-aub?
no, lo hanno fatto in troppi.

ecco! ci sono! ho l'ispirazione!

certo, capo, provvedo subito a risolvere il problema.
grazie per avermelo detto alle 17.15, e no, non preoccuparti se mi terrà occupato fino alle 21.

lunedì 29 ottobre 2007

come mai, tempo fa, decisi di cominciare a scrivere questo blog.

così.


domenica 28 ottobre 2007

tutto il mondo è palese

Oggi mi tocca.
Mi tocca lavorare, abbiamo il passaggio in produzione, la release.
Il fatto di lavorare di domenica non è il massimo, certo, ma le palle mi girano perché mi hanno rubato le cuffie. (regalo di compleanno di antonio)
passi la ram dal pc (sparita magicamente da un giorno all'altro), passi lo yogurt, ma le cuffie no, erano un regalo, ca**o, ci tenevo.
Si, sono un pirla, potevo anche evitare di lasciarle sulla scrivania con un cartello con su scritto "rubatemi", ma - che ci volete fare - mi piace vivere pericolosamente.
va beh, amen, però ho fatto la denuncia sul sito intranet della sicurezza (sito che ho scoperto quando ho dovuto denunciare il furto dello yogurt), del quale sento estremo bisogno di postare uno scrinsciot:




poi c'è un'altra cosa, sempre di stamattina, che un po' mi ha messo allegria: il report di un errore.
i nostri amici tester ci segnalano tempestivamente che qualcosa non va:
Incident XXXXXXXXX - XYZ - XXX explorer YYYYYY doesn t works - we have solved 2 errors, but it remains one, it work sometime and sometime not, we are looking why. Status : Resolved / Closed

mi piace per due motivi:
1. non sono io l'unica capra che si scorda le "s"
2. a volte si, a volte no. è meravigliosa. e questo dimostra, senza ombra di dubbio, che l'informatica è un'opinione.



sabato 27 ottobre 2007

del come sia difficile mantenere rapporti di amicizia quando si è distanti

amico mio,
le nostre strade, ormai, han preso direzioni opposte.
amico mio, che abbiamo condiviso tante storie, tanti momenti.
che tante volte abbiamo fatto l'alba,
che tante volte abbiam parlato del futuro, dei nostri sogni, delle nostre speranze;
amico mio che vivi cissà dove, adesso, che forse neanche sai ch'io vivo in belgio.
che forse sei sposato, forse no; che forse hai dei bambini o forse no.

amico mio,
che tante volte mi hai sorretto, nei momenti grigi, che hai saputo trovare le parole giuste, o i silenzi giusti, perché tu sei mio amico, perché con me non hai bisogno di parole, per parlarmi.
amico mio che ti ho sorretto, quando anche tu avevi bisogno.

amico mio,
che forse non ti ricordi di me, perché è passato tanto tempo.
che di sicuro non ricordo di preciso, perché davvero, è passato tanto tempo.
amico, mio, che ti leggerai e ti riconoscerai in queste parole.
questa lettera è per te, amico mio:

che me lo ridai il cd di elio e le storie tese?


giovedì 25 ottobre 2007

un disperato bisogno d'ammmore

io sono un tipo Romantico. si, quelli con la R maiuscola, roba che - per esempio - quando sono innamorato faccio le serenate al telefono alla mia fiancée (no, amore, non ti preoccupare, non sto dicendo i fatti nostri in giro, tanto più che 'sto blog non lo legge nessuno...), le leggo le poesie d'ammmore, oppure ascolto la musica d'ammmore.
e prima, quando ero triste, ascoltavo la musica, però quella ancor più triste, così che se prima c'erano speranze, dopo aver ascoltato una bella canzone triste io mi sentivo ancora più triste e non pago di questa tristezza infinita, mi vedevo costretto ad ascoltare un'altra canzone ancor più triste triste triste, ad libitum sfumando.

però oggi m'è tornato alla mente un periodo della mia vita, triste (il periodo, non la vita), di quando una tipa mi aveva scaricato. (il lessico è stato valutato con cura, non giudicatene subito la scelta: trattasi di dolo)
e io allora, dopo un lento crogiolarmi nel pessimismo cosmico, ho ritrovato me stesso ascoltando dolcissime canzoni d'ammmore.
canzoni che c'avevano le rime bellissime, che non ho sentito mai in nessun'altra canzone d'ammore. canzoni che parlavan proprio di me, che descrivevano preciso preciso quello che io stavo provando in quel momento di sconforto.

canzoni di tradimenti, di viaggi, canzoni Romantiche.
canzoni dure, dirette, canzoni senza peli sulla lingua.
canzoni dove la luna sembrava un limone e il cielo era di cartone.
da allora, quando son triste, non metto più le brutte canzoni.

da allora, quando son triste, io ascolto queste canzoni qua. da allora, quando son triste, io ascolto gli squallor.


martedì 23 ottobre 2007

mia sorella che usi le cappa

mia sorella, per quanto femmina (evvai!) è una che lo usa il cervello, ogni tanto. (mica sempre)
fa cose intelligggenti, colte, va a teatro, ambo i lati, scrive sul giornale, da piccola scriveva i temi che glieli leggevan tutte le maestre, e quando tornava a casa i miei li leggevano ai vicini e tutti a complimentarsi e a dire brava, brava. (si, senza che state lì a pensar male: rosicavo.)
per dire, è una tosta.
c'ha l'estro.
ad esempio, mi ricordo che quand'eravamo piccoli, una volta siamo andati in sicilia, e c'era questo zio che aveva un cagnone enorme, cattivissimo, un mix tra un mastino napoletano, un coccodrillo e clemente mastella.
dick, si chiamava, (il cane, non lo zio) e c'eran anche i parenti dalla germania, che non sapevano parlare italiano, ma dicevano le cose divertenti, con qwell axxento teteshco che fa tanto umile serfo tella figna tel sicnore. e dicevano "dick manciare oriana!" e lo zio, che aveva capito tutto della vita, diceva "no, no, oriana mangiare dick!".
sempre per dire.

io però non la sopporto, a mia sorella, quando scrive come un essemmeesse.

boh, tu? mah.

mi piace stare al bar baraza, il lunedì, dopo il corso di francese. (anche il mercoledì, ma di più il lunedì)
mi piace vedere la non gente che passa, ché non c'è quasi mai nessuno, al bar baraza, solo io, michele e quattro gatti.
e si parla, al bar baraza, tanto, (ché lo sanno tutti che la birra, e un po' di stomaco vuoto e la parola fluisce) e io e michele (il mio spatafini personale, il mio bonfiglietti, o chi preferite) si parla. si parla di lingue straniere, per esempio, giacché si vien fuori da un corso di lingue.
si dice, ad esempio, che i russi son comunisti dentro, che son comunisti fin dalla grammatica. che son talmente comunisti che non ci hanno neanche il verbo avere, loro.
ché un russo non ha una mela: piuttosto una mela è a un russo, ma un russo, una mela non ce l'ha, e non l'avrà mai, grammaticalmente parlando. comunisti dentro.
e poi si parla di donne, al bar baraza. si parla di matrimonio, ad esempio, di vita insieme, di storie presenti e di storie passate. presenti, ma anche passate.
come di quella volta che ho suonato al matrimonio di quella che ci ho avuto una storia.
e un po' ci pensavo, oggi, mentre prendevamo la nostra birra al bar baraza, pensavo alla mia ragazza, che il bar baraza non l'ha mai visto, e che forse, quando viene qua in belgio, glielo mostro, il bar baraza, ché non è questa cosa eccezionale, anzi, ma ci si passa un buon tempo, con michele, a parlare di donne, di lavoro, di musica e di lingue straniere.
e di donne, al bar baraza, che non ce ne sono, ma se ne parla, oh, se se ne parla.

lunedì 22 ottobre 2007

tu stai obnubilando il tuo super-io

un uomo ce l'ha insito, nella propria natura.
e chi storce il naso, chi dice no, non è vero, è solo un vile mentitore, un volgare ipocrita: perché l'arte del fai da te è caratteristica quasi distintiva dei portatori (in)sani di cromosoma y.
anche a ikea lo sanno.
sanno che chiunque, non solo quel gran genio del mio amico, con un cacciavite in mano fa miracoli.
anche io lo so. e non ho nemmeno il cacciavite, pensa.
eppure, l'istinto primordiale, animalesco quasi, che è in me, ieri è venuto fuori con tutta la sua primigenia ferocia, facendo sì ch'io m'accanissi selvaggiamente nel (vano) tentativo di rimettere a posto una claudicante "l" di questa tastiera.
quel che non sapevo, era che i tasti di un portatile sono a incastro.
che una volta disincastrati sono difficilissimi da ri-incastrare.
che c'è una precisa procedura per far scattare gli incastri.
che gli incastri sono in alluminio.
delicatissimi.
e ti accorgi che stai diventando blog-dipendente quando, dopo avere spezzato quel delicatissimo pirulino di alluminio, anziché bestemmiare in aramaico, decidi di farne un post.


domenica 21 ottobre 2007

giuochi di mani giuochi da villani

ci son delle volte che antonio mi fa proprio incazzare.

pensa, quelle volte lì, proprio quando giochiamo alla pleistescion, che io manco ci so giocare, alla pleistescion, e lui ha questa frase qua "quando fa più male" che la usa, per esempio quando giuochiamo al calcio, e lui segna all'ottantanovesimo per esempio.
e dice, questa frase qua, dice "quando fa più male", ché lo sa che io m'incazzo, perché non voglio perdere, nessun giuocatore vuol mai perdere e lui che mi prende per il culo e dice proprio così, dice, "quando fa più male".

per non parlare dei giuochi a punti, tipo quando lui vince un mondiale 110 a 109 , per un punto proprio l'ultima gara.

io lo so, che è solo un giuoco, ma m'incazzo lo stesso, eh, se m'incazzo.
immagina un po', come s'è incazzato hamilton, quando raikkonen gli ha detto "quando fa più male".

venerdì 19 ottobre 2007

gli antichi romani già lo sapevano

dicevano, gli antichi romani, mens sana in corpore sano.
ci avevan le terme, gli antichi romani, si curavano, curavano il corpo e curavano la mente.
mangiavano le verdure, gli antichi romani, non come me che vado avanti a schifezze un giorno sì e l'altro pure.
e stasera, pensando agli antichi romani, pensando alla mente sana e al corpo sano (che - mi dicono - sta bene quando il culo trionfa)(che cosa vorrà dire, poi) e dicevo, pensando al corpo sano m'è sovvenuta voglia di verdure.
già che c'ero, al supermercato, ho comprato un frutta e verdura e - non pago - ho comprato anche un bel minestrone surgelato e degli spinaci.

ma i romani, gli antichi romani, lo sapevano.
sapevano che prima del corpo, la mente. sapevano che bisognava sapere.
io lo sapevo, ma ho dimenticato. e ciò è male.
sapevo che la carne hache o hachée è il macinato, sì la carne tritata.
ma non avrei mai creduto.

perciò adesso che me ne faccio di un chilo di spinaci tritati e surgelati?


giovedì 18 ottobre 2007

babbo natale (forse) non esiste

io proprio non me lo ricordo quando l'ho scoperto. se me lo hanno detto a scuola i compagni più grandi, se ci sono arrivato da solo (improbabile, sono troppo ingenuo) o se me lo hanno rivelato i miei genitori mentre mi spiegavano come nascono i bambini (già che ci siamo, sai, non son le api che impollinano i fiori nella terra che il seme feconda o che feconda il seme e per fare un albero ci vuole un frutto e babbo natale non esiste. tiè).
no, proprio non mi ricordo se mi han detto così, o se l'ho letto su topolino, ma non credo che su topolino si parli di sesso.
però stamattina ho immaginato la mia faccia, dopo averlo scoperto.
penso che deve essere stata uguale uguale alla faccia che ho fatto quando il mio vicino mi ha detto
"ah, ieri hai perso il treno delle 8.35? allora avrai preso quello delle 8.42?"

mercoledì 17 ottobre 2007

e poi ci lamentiamo che in italia: altre cose che non si fanno

ogni mattina, un giuovine impiegato dell'informescion tecnòlogi si sveglia e sa che dovrà correre.
ogni mattina, un meno giuovine macchinista si sveglia e sa che dovrà correre più veloce del giuovine impiegato, ché sennò riesce a prendere il treno.
stamattina il meno giuovine macchinista ha avuto la meglio sul giuovine impiegato.
eppure ce l'avevo quasi fattam non m'ero neanche alzato col piede storto, sebbene avessi dormito poco&male,
tant'è.
ma quel che fa più male, è il controllore bastardo che non mi ha fatto salire causa segnale sonoro.
(oooh, il segnale sonoooro! non si puooòh)(leggasi come bambino che scarta un regalo)
In questi casi, di solito, si prende la metro. 10 minuti a piedi, per arrivarci, alla metro, anima in pace e morta lì.
In questi casi, di solito, si aspetta la metro. 5 minuti, anima in pace.
In questo caso no. La metro arriva subito, e subito dopo arriva la voce.
Madames et monsieurs, il treno oggi fa tardi, perché ci son problemi, scusate il disagio.
Anima in pace. Oggi arrivo alle 10.
Salgo. Spingo. Aspetto. Sudo. Aspetto. Tolgo giacca. Aspetto. Aspetto.
Madames et monsieurs, oggi il questo treno non va alla fermata pizza e fichi perché ci son problemi, scusate il disagio.
E mo? Vado a piedi fino alla fermata dopo pizza e fichi o torno alla stazione e prendo il treno successivo?
Ho tempo: stazione, treno delle 9 e 5. Tra l'altro la stazione è più vicina della metro, e quella d'arrivo mi lascia sotto l'ufficio. è andata.
Colpo di fortuna: autobus all'uscita della metro. Vai.
Arrivo alla stazione alle 9 meno 2. Grande.
Madames et monsieurs, il treno di michele, si proprio quello delle nove e cinque, ha un ritardo probabile di 15 minuti. Ci scusiamo per il disagio. Ma vaffanculo, va.

Son sceso da casa alle 8.30. Ho perso d'un soffio il treno delle 8 e 35 che è in ritardo cronico. un'altra cosa che non si fa:
mai, mai, mai, fermarsi a prendere il giornale quando sai che quello stronzo del macchinista, oggi, ha corso più veloce di te.

martedì 16 ottobre 2007

c'è un posto nel mondo

c'è un posto nel mondo, dove ne succedon di tutti i colori
c'è un posto nel mondo, del quale non si parla mai sui giornali.
in quel posto, nel mondo, c'è la più alta media di omicidi giornalieri.
nello stesso posto, tutti gli assassini vengon catturati.
eppure quello è un bel posto, coi ruscelli, con gli uccellini, con la neve d'inverno.
è un posto pieno di psicopatici, vero, ma alla fine muoiono tutti o vengono arrestati.

quel posto è nelgi stati uniti.
quel posto è il maine

e io sono profondamente convinto che la signora fletcher porti sfiga.

lunedì 15 ottobre 2007

ogni tanto, sul blog, va scritto pure qualcosa di personale

oggi proprio non è venuta.
l'ispirazione, intendo.
sarà stato il troppo poco lavoro, per cui ero sempre lì a lambiccarmi il cervello alla ricerca di qualcosa di decente. eh già perché le cose migliori mi vengon la notte, o durante il giorno, al lavoro (ecco, se il mio capo mi leggesse, scoprirebbe che oggi non ho combinato niente).
e allora, tra manifestazioni varie (alle quali non ho partecipato per ridotte capacità mentali) e blocco dello scrittore (chi, io?), ecco che mancan 15 minuti alla fine di oggi e io, almeno una cosa la voglio scrivere:

auguri, stronzo*.

*penso che tatonno sia il meglio amico mio, perciò se la merita, una pagina tutta per lui.

Tech Tags:

sabato 13 ottobre 2007

ci son cose che non si fanno

da piccolo te lo insegnano.
all'inizio i tuoi genitori, amorevolmente, ti dicono "non si fa!", ma non stan troppo a spiegare anche il perché, tu sei un bambino, lo capirai quando sarai grande.
poi passa il tempo, tu cresci, e sempre bambino, arrivi alla fase in cui fai e ti fai tutte le domande: perché? come mai? chi siamo? cosa facciamo? dove andiamo? cosa portiamo? si, ma quanti siamo? un fiorino. queste domande qua.
ed io mi azzardo ad affermare che è proprio in quegli anni che si forma la propria coscienza.
ovviamente gli anni passano, le domande forse diminuiscono, o almeno la frequenza con la quale ce le poniamo, però quelle cose che impari da bambino ti rimangon per sempre, e son lì, e tu - quando hai bisogno - non devi più nemmeno pensare se una cosa si fa o non si fa, perché lo sai, perché ce l'hai dentro, marchiata a fuoco. succede però che a volte te ne dimentichi.
io adesso non lo dimenticherò mai più.
non si fa.
non si fa.

mai, mai, mai, mai, mai farsi tagliare i capelli da uno che non parla la tua lingua.

venerdì 12 ottobre 2007

amabili conversazioni tra colleghi

se vi dovesse capitare, per qualche oscura ragione, di dover passare per la terra delle fiandre (cos'è cos'è che fa anadre la fiandra è chiara la faccenda...) si, insomma, per questa splendida e soleggiata terra che è il belgio, v'imbattereste certamente in una fauna assai caratteristica.
vi son persone che ogni giorno, ad esempio, giran per le strade con questi enormi aspirapolvere (aspirapolveri? aspiripolvere? pomidori? eio docet) che tiran via le cartacce e le foglie morte.
e camminando, sembran enormi chiocce o meglio mi sembran i carrettini dei gelati di una volta, quelli con la bicicletta per intenderci.
e non fanno come in italia, che soffiano, no, qui aspirano proprio.
è bella, questa cosa qua, che ci tengono a mantenere la città bella, pulita, profumata.
e di questo parlavo col mio collega, che ci tengon, i belgi, alla pulizia del centro, all'igiene.

ma 'sta storia che devon pisciare per strada proprio non la capisce, il mio collega.


giovedì 11 ottobre 2007

c'è una casetta piccina - made in italy

che uno pensa che all'estero ci son tante cose da vedere, tante cose da fare, ed è vero.
io, per esempio, mi muovo in pellegrinaggio un giorno si e uno no da fnac, e ci vado all'ora di pranzo.
oggi c'erano i lavori in corso, al reparto informatica (mbè? le donne possono guardare millemila vetrine di scarpe e io non posso guardare il reparto informatica?) e abbiamo fatto il giro al contrario, prima i libri e poi i ciddì.
belli, i ciddì. io ancora li compro, e quell'altro mio collega dice che sono una spesa inutile, che occupano spazio, che sono obsoleti, ché nello spazio di un cd ci vanno mooolti più emmepitré e cose così.
io però li continuo a comprare, i ciddì, e qualche volta pure i divvuddì, ma solo quelli in offerta.
oggi però ho trovato un reparto che non avevo ancora visto: musica europea. ovviamente c'era anche la musica italiana, e lì non mi son sentito di averci fatto proprio una bella figura, come italiano.
finché i belgi pensano che siam rappresentati da zucchero(sospirello), dalla pausini (alzo gli occhi al cielo), da ramazzotti(mezzo sorriso a bocca storta) e compagnia bella, proprio contento contento non sono, ma almeno penso tra me e me che si tratta di marketing, e va bene.
ma milva? almeno 4 cd diversi, e in gran numero. presente anche in raccolte, in compagnia dei ricchi e poveri e di nilla pizzi. roba che neanche paolo limiti.
il meglio, però, come tradizione vuole, va messo alla fine:
alberto rabagliati (ba-ba-baciami piccina, rimasterizzato apposta dal grammofono) e il grande pietro trombetta con un cd mi pare s'intitolasse proprio made in italy.

alberto rabagliati, almeno la pagina su wikipedia ce l'ha, ma trombetta, proprio lui, sto trombetta qua: chi cazz'è?

alfine!

oh, gioia!
oh, giubilo!

laetentur coeli et exultet terra nomen eius!

alfine, anch'io giaccio nel paradiso dei dannati!

mercoledì 10 ottobre 2007

il risveglio della società incivile

l'essere distratto è una mia caratteristica.
lo so, dimentico le cose, mia madre dice che se non avessi la testa attaccata al collo probabilmente la dimenticherei a casa.
ed è vero, lo so: stamattina, prima di uscire, ho dimenticato il badge dopo averlo accuratamente riposto sul tavolo.
e sì che l'avevo anche mentalmente annotato: non dimenticare il badge, non dimenticare il badge.
ma niente, stamattina arrivato all'ingresso ho realizzato che non l'avevo perso: semplicemente erà lì, dove doveva essere: sul tavolo.
poi è anche peggio quando credo di avere fatto delle cose e in realtà non le ho fatte, e mi sento pure un cretino.
ma adesso no.
non riesco a sentirmi un cretino.
qui, in questa saletta buia.
qui, davanti a questo frigorifero vuoto.
non mi sento affatto un cretino:

me l'han proprio ciulato, lo yogurt.

martedì 9 ottobre 2007

universi paralleli

si rende necessario chiarire che queste sono storie di vita vissuta, attimi rubati al duro lavoro d'uffico, cercando di non farsi scorgere dal capo mentre si è dediti alla nobile arte della blogo-scrittura.
eh si che qua il lavoro è duro, siamo in belgio mica in italia; ad ogni modo, dicevo, mi trovavo, con una trentina di colleghi, nella sala Faraday questo immenso salone riunioni, che forse eravamo trentacinque, anche di più, e oggi c'era uno nuovo ché io non capisco il fiammingo e questo qua era vicino a me, apposta per tradurmi, e ci aiutavamo a vicenda, lui mi traduceva e io l'aiutavo a seguire, ché ci avevo più esperienza di lui, in queste cose qua.
e poi ecco, siam stati interrotti, ma con garbo, da una signorina che con calma ha detto qualcosa al nostro direttore ma era in fiammingo e io non ho capito subito, e allora ecco che tutti si alzano e fanno per uscire e io ancora non capivo, ché non avevamo mica finito, e allora chiedo al mio vicino, che è italiano, gli ho chiesto se mi traduceva.

"ci han chiesto di andare in un'altra sala, ché qui di fianco c'è una riunione sindacale, e noi non si può più cantare, qua."

lunedì 8 ottobre 2007

la strada per l'inferno è lastricata.

stasera, mentre placido come un belga placido mi dirigevo verso l'ecòle per il corso di francese, stavo per rimanerci secco sotto una grossa automobile, una di quelle belle, fighissime, sarà stata una maserati o la jaguar di diabolik, vallo a sapere. non ne capisco di macchine, ma penso che abbiate capito il genere (aston martin vi piace?). con somma sorpresa, la conducente era una donna (?) e penso sarebbe tranquillamente potuta essere mia nonna.
ora, premesso che non ho nulla contro mia nonna, sapete dirmi perché il lunedì non mi viene mai niente di intelligente da scrivere su questo caspio di blog?

sabato 6 ottobre 2007

storia della filosofia greca e ateismo panteistico

quando andavo al liceo, tra le altre cose, mi piaceva anche la filosofia. si, quela cosa che (mi pare dicesse voltaire, o de crescenzo, non ricordo) con la quale o senza la quale il mondo resta tale e quale.
e mi ricordo che mi appassionai anche a de crescenzo (mica voltaire!), e mi ricordo che lessi questa cosa su "storia della filosofia greca", mi pare, che diceva che tutte le cose, tutti gli oggetti hanno un'anima.
ma non nel senso cristiano, che c'entra, no, le cose hanno l'anima di chi le ha possedute, e c'era questo esempio (che a me mi ha sempre commosso) che dice che - per esempio - un paio di occhiali, o una pipa, di per sé non significano niente, ma se tipo stanno sulla scrivania dello studio e sono gli occhiali o la pipa che appartenevano a tuo padre, e metti che tuo padre adesso non c'è più, allora ecco che quegli occhiali e quella pipa c'hanno dentro l'anima di tuo padre e non sono più occhiali e pipa qualsiasi, e tu ci pensi, a tuo padre, e questa cosa qua mi ha sempre commosso.

anche qui a brussel ci sono gli oggetti, le cose, e mi parlano, ma sono diversi, mi dicono cose diverse.
non lo so se c'hanno l'anima, però capisco quello che dicono: "basta stare nel lavello, lavaci."

venerdì 5 ottobre 2007

momenti d'inerzia

sono sempre stato una persona incostante.
nemmeno si contano le volte in cui ho iniziato qualcosa e poi non l'ho

giovedì 4 ottobre 2007

sulle difficoltà che s'incontrano nell'apprendere un nuovo idioma.

ieri sera, dopo il corso di français, ero lì che prendevo una birra col mio collega-amico-nonché-compagno-di-studi (un po' stronzo ché non mi dà mai soddisfazione quando legge i miei post, ma che poi, sotto sotto, gli piacciono, perché il risolino gli scappa), e si era lì al bar baraza (che nome meraviglioso, mica solo eio c'ha il bar marsiglia che c'ha il nome meraviglioso) che davanti a due belghe (le birre) si discorreva amabilmente delle belghe (le donne) e delle lingue (non delle donne). ché lui, michele, c'ha la moglie russa, (no, non l'ha trovata su internet, son persone normali, loro) e lei gl'insegna un po' di russo e mentre si diceva che il francese è idio(t)ma, perché si legge tutto uguale e si scrive tutto diverso (ilsòn o ilssòn, che significa essi sono o essi hanno, a seconda della direzione del vento), ecco che m'illumina: ma lo sai che in russo si legge e si scrive come l'italiano? si, nel senso che ogni simbolo si legge solo in un modo. solo che hanno due pronunce e due simboli diversi per la "elle", ché una è più dolce.
ma dai? che significa che una è più dolce?
non lo so. sulla grammatica c'è scritto che se non nasci russo, non lo capirai mai.

Free Burma!


Free Burma!


a volte anche io riesco a fare qualcosa di serio.

mercoledì 3 ottobre 2007

sull'incertezza della pratica forense. un post che non mi piace, ma che scrivo lo stesso.

non avrei mai potuto studiare legge.
sono uno semplice, io, che però nella vita ha bisogno di qualche (piccola) certezza.
per esempio, se mi dici che una cosa non si fa, no si fa, magari ti chiedo perché, tu me lo spieghi e amici come prima.
ultimamente però sono un po' confuso: non che mi interessi praticare l'argomento, è giusto per parlarne, ché secondo me, se uno tocca il culo (o il lato b...) a una ragazza (alla mia ragazza???) minimo gli spezzo le braccine, indipendentemente dalla "simpatia del gesto", dal sesso, dall'origine e dalla religione.
però io sti titoloni dei giornali, proprio non li capisco:

Toccare il fondoschiena? Un'ingiuria.
«Mettere la mano sul posteriore di una donna non costituisce violenza sessuale»

e vabè, amen, se lo dice il giudice sarà vero.
epperò, questo è ieri, a gennaio no, a gennaio era più grave...
e questa cosa un po' mi confonde, devo dire, anche se, in fondo in fondo, io penso che sti titoli siano solo scuse perché tutti vogliono fare 'sti giri di parole. non si deve usare più "fondoschiena", o "sedere", ma "il lato b".
per me che il lato b è una roba come be bop a lula, strawberry fields forever, i will survive, giusto per citarne alcuni, è solo una maniera un po' insipida e che sminuisce pure l'argomento...

ché poi, io, da che mondo è mondo, il culo l'ho sempre chiamato col nome suo*.

*[mandare a quel paese usando "lato b" non ha per niente lo stesso sapore...]

martedì 2 ottobre 2007

stato di calma apparente

il belgio è un posto tranquillo.
talmente tranquillo che i belgi nemmeno si sono accorti che non ci hanno più il governo da oltre tre mesi. oh, non è mica facile mettere d'accordo due gruppi di persone, i fiamminghi e i valloni. parlano pure due lingue diverse, i fiamminghi e i valloni, mica pizza e fichi.
però sono placidi, è tuttapposto, non è come in italia che se uno dice A poi fa BI allora è crisi, è tutto sbagliato, voglio le lelezioni anticipate, no, si, viva il re, abbasso il re, e però non stiam qui a fare politica, che c'ho altro per la testa.
no, in belgio ci hanno la calma, secondo me le macchine non hanno neanche i clacson, tanto che son placidi.
poi ci stanno i mezzi pubblici, i tram, i treni, i bus, la metro, e i nomi che mi fanno troppo morire, io, per esempio quando vedo "merode" (che è una fermata della metro) penso a roma e che un nome così, a roma, te lo immagini? tutti a ridere, "merode", e subiito qualche graffitaro che ci scrive l'unica cosa comprensibile appresso.
e poi c'è ar-luà (arts-loi) che dovrebbe significare arti e legge. che già come paragone è abbastanza azzardato, arti e legge, ma vabè, si chiama così perché sta all'incrocio delle due strade che si chiamano così, strada delle arti e strada della legge, e poi è importante perché congiunge due metro, la uno e la due.
però io ci pensavo, e a roma, termini, io l'avrei chiamata pizza e fichi.

lunedì 1 ottobre 2007

io lo odio, il lunedì

in attesa di ispirazione.

Collega[14:36]:
ma alla fine... tutto zitto zitto... che stai faciiendo?
Io (ITN/NIS) [14:37]:
no, dai, oggi no...
Collega[14:37]:
vedi cose e fai gente?"
Io (ITN/NIS) [14:40]:
no, oggi no...
Collega[14:41]:
ah mava? e che stai faciiendo oggi?
Io (ITN/NIS) [14:42]:
lavoro, lavoro...
Collega[14:42]:
se vabbeh dai. senza scherzi
Collega[14:42]:
siamo seri!
Io (ITN/NIS) [14:42]:
pensa che ancora non ho avuto il tempo di scrivere un post sul blog, di pensarlo addirittura...
Collega[14:43]:
mo mi vuoi dire che pensi???
Collega[14:44]:
vabbeh se oggi e' la fiera della minchiata basta dirlo
Collega[14:44]:
ma dici che oggi ce la facciamo ad andare al corso? [di francese, ndr]
Io (ITN/NIS) [14:44]:
no, di solito quello che scrivo viene fuori da solo, non ho mica bisogno di pensare
Io (ITN/NIS) [14:44]:
si si, frega niente, io al corso ci vado
Collega[14:45]:
mi piacerebbe scriverti queste parole sulla scrivania.... ma per ora mi basta ricordartele alle 21:30 quando usciremo da Belgacom