lunedì 28 novembre 2011

reo confesso

c'è questa famosa marca di shampoo, di cui non faccio il nome per ovvie ragioni (ad esempio perché se ne parlassi male allora tutti lì a dire che mi paga la concorrenza, se ne parlassi bene allora tutti a dire che mi pagano loro, quelli della famosa marca di shampoo) e quindi, dicevo, c'è questa famosa marca di shampoo che da qualche tempo ha lanciato sul mercato - da qualche tempo però è forse troppo generico, diciamo che dovrebbe essere stato all'inizio dell'anno. lo dico soprattutto perché è un'informazione che potrebbe tanto aiutare a contestualizzare il momento storico-sociale, tanto a ricollocare gli stili comunicativo-pubblicitari in voga in questo particolare frangente cronologico-temporale - una famosa marca, dunque, che ha lanciato sul mercato, all'inizio dell'anno, a essere meno generici, una nuova linea di shampoo, dall'aspetto molto curato e minimalista, con la quale sono venuto in contatto grazie a una di quelle bustine campione gratuito-vietata la vendita, di quelli che mettono un po' dappertutto, come per esempio dalle altre confezioni di shampoo della stessa marca alle riviste di moda o gossip patinate e di bassa qualità.
e dunque, lo slogan, il sottotitolo, la frase d'impatto in maiuscoletto scritta proprio lì, sotto il nome scritto grande di questa famosa marca di shampoo di cui preferisco non fare il nome, una frase d'impatto che per me è stata alquanto negativa, lo ammetto, non tanto negativa in sé, piuttosto una forma di negatività retroattiva perché secondo me, proprio a mio insindacabile giudizio personale, questa frase negativa (che altro non è se non un'ammissione di colpa), non si può scrivere, sotto il nome a 60pt della marca di shampoo che vende milioni e milioni di flaconi nel mondo, stravolgendo completamente quello che era lo slogan originale, ça va sans dire, non si può scrivere "Capelli perfettamente puliti."
perché, prima no?

venerdì 11 novembre 2011

risvolti psicologici dell'era intrattenimento pre-digitale, ovvero del quanto sia pericolosa la fiaba della buonanotte

- buongiorno bea!
sorriso
- hai dormito bene?
altro sorriso, largo
- lo sai che sei bellissima?
sorriso, finta timidezza
- vuoi bene a papà?
sorride, si gira. poi dice no e ride
- come no? io ti voglio bene!
segue solletico e giochi
- allora, mi vuoi bene?
- no.
- accidenti! allora non mi vuoi più come papà?
sorride, dice no.
- no?! e chi vuoi come papà?
- geppetto.

lunedì 7 novembre 2011

Il bello della diretta

mi piacerebbe una sera, guardando l'eredità, vedere la faccia di carlo conti, la reazione di carlo conti, l'aplomb di carlo conti, alla risposta del concorrente.
il concorrente con la faccia da telespettatore di rai uno, quello che s'è trovato in finale perché l'altro/a concorrente ha risposto "il calamaro" alla domanda quale tra questi è l'animale simbolo di catania.

il concorrente che sceglie, sicuro, preciso, convinto, senza mai sbagliare le parole della ghigliottina:
nonna
satira
finestra
pallone
assurdo

il concorrente dalle lievi contrazioni ritmiche e regolari sull'occhio destro, il tempo che passa, lo sguardo fisso e vitreo, la musica accresce la tensione, silenzio del pubblico, per favore.
il concorrente spaesato, perso, solleva il pennarello, appoggia, la telecamera, con sapiente tecnica mostra solo la prima lettera, una esse un po' sbilenca, una incertezza nella mano, il concorrente pare fermarsi, carlo esorta, il tempo è scaduto, scrivi, altrimenti ti devo squalificare.

vorei vedere, una sera, la faccia di carlo conti, che per centotttantamila euro, apro la busta, vediamo cosa ha scritto il concorrente, che viene da roma (il concorrente, non carlo), è disoccupato (sempre il concorrente), se vince regala un viaggio alla mamma.
la faccia, vorrei vedere, di carlo conti, quando il concorrente alla domanda di carlo conti - "cosa lega nonna, satira, finestra, pallone e assurdo" - in un guizzo di creatività e di pensiero laterale ha risposto sticazzi.