venerdì 27 febbraio 2009

ode al cacciavite ikea

tondo
dall'impugnatura antiscivolo
scomoda come tu sol puoti.
talvolta ostruisce
l'operazione di giraggio
ché spessa è spessa,
e dona poco giuoco.
t'infili con difficoltà
poiché anco lo gambo tuo
è troppo spesso,
e spesso non va bene,
dacché li forellini
donde addovrebbi da infilarti
son minuti
e non vai bene.
eppure
cacciavite dell'ikea
ti scrivo un'ode
poiché - se dai monti di pietra può nascere un fiore -
cacciavite, sappi,
ch t'uso, talvolta,
ammancandomi - invero - una cassetta
pienacolma d'attrezzi usag.
ma,
cacciavite dell'ikea,
io un poco t'amo.
e così fan tutti,
cacciavite dell'ikea
ché sei come una canzone degli 883:
ti conoscono tutti,
ma un po' se ne vergognano.

giovedì 26 febbraio 2009

tanto si sa certe cose come vanno a finire

qualcuno ha detto che in italia c'è bisogno di centrali nucleari.
per farlo ha stretto un accordo con un presidentissimo mangiaranocchi.
alcuni amici suoi, però (del primo, non del presidentissimo), non sono d'accordo, e gli han detto - grosso modo - manco morti.
senza contare quelli contrari per definizione, che gli han detto - grosso modo - manco morti.
la solita storia, un po' come il ponte sullo stretto: si fa, si fa, si fa, e se non si fa si paga la multa, ma tanto si fa, non pagheremo nessuna multa, tanto più che sono migliari e migliari di milioni di euri, mica si pagano: piuttosto il ponte si fa sul serio.
e adesso chissà quanto dovremo dare al presidentissimo dei mangiaranocchi, visto che le centrali difficilmente si faranno.
ma dico io, se era questo il prezzo da pagare, non era meglio perderli, i mondiali?

lunedì 16 febbraio 2009

sette favole per bambini vecchi

l'uomo che gli puzzavano le mani di pesce
saverio ci aveva le mani che gli puzzavano di pesce.
e le aveva provate tutte: il sapone, il balsamo crema, la spuma di sciampagna, il latte d'asina, la pietra pomice, il detersivo ariel, la pasta abrasiva e il cognac.
ma niente, nessun prodotto chimico, naturale, semplice o concentrato sembrava funzionare.
quando saverio andò in pensione le mani smisero di puzzare di pesce. certo, è facile adedsso dare la colpa al suo lavoro, e potrebbe anche essere vero. tuttavia, io ho ancora qualche perplessità, visto che saverio faceva il gastroenterologo.

la vecchia che viveva nella roulotte
c'era una volta una roulotte. bianca, con delle macchie color ruggine qua e là. aveva molte primavere, e dava conforto e ospitalità a una vecchia signora, di settant'anni e centotrenta chili.
era vecchia, laida e culona (la signora, non la roulotte) e gridava frasi sconce ai passanti.
a volte aveva dei gatti, a volte no.
un giorno la portarono via quelli della municipale (la roulotte, non la signora) e della signora non si seppe più nulla.
neanche dei gatti.

un gambero di nome giacomo
e c'era questo gambero che parlava la lingua degli uomini.
si chiamava giacomo, e ogni volta che incontrava una gambera le diceva Piacere, giacomo. ma lei lo guardava ed emetteva quei versi che solo i gamberi capiscono.
avrebbe voluto qualcuno con cui parlare, un'anima affine. ma era solo, e pensoso, seduto sul fondo del mare, talvolta trafitto da un raggio di sole.
arrivò alla conclusione che i suoi simili non lo capivano perché non parlavano la lingua degli uomini. così, un giorno, si mise a urlare forte la sua disperazione, ma nessuno sembrava considerarlo, anzi, ridevano il riso dei gamberi per via di tutte quelle bolle.
una mattina di settembre giacomo fu pescato. sentendo parlare la lingua degli uomini, fu trafitto da un raggio di speranza.
no, era uno spiedino.
giacomo fu fritto a pescasseroli, duranta la sagra delle sagne e faciuli.

il cilindro magico
in un vecchio emporio alle porte della città di gruttenstrutt si trovavano le cose più strane e meravigliose.
c'erano spade, conigli, muffe, armature, tappeti, insetticidi, attaccapanni-che-non-erano-quelli-di-meri-poppins, paste abrasive per rimuovere la puzza di pesce dalle mani e cappelli.
tra i tanti cappelli ce n'era uno magico, un cilindro, per la precisione.
era appartenuto al vecchio mago della città, ma alla sua morte finì tra gli scaffali del vecchio emporio.
il proprietario del negozio, ogni tanto, si divertiva a tirare fuori dal cilindro le cose più strane e meravigliose. che puntualmente rivendeva nel suo stesso emporio: spade, conigli, muffe, armature, tappeti, insetticidi, attaccapanni-che-non-erano-quelli-di-meri-poppins, paste abrasive per rimuovere la puzza di pesce dalle mani e tante, tante altre cose.
un giorno, dal lontano villaggio di grottenstrott (un villaggio sulle montagne innevate che nessuno aveva mai avuto il coraggio di visitare), scese in città un nuovo mago. nessuno lo aveva mai visto prima, e la gente lo guardava con una punta di sospetto. appena giunto a gruttenstrutt, il mago si diresse senza esitazione all'emporio alle porte della città e, sempre senza esitazione, acquistò il cilindro magico per uno sproposilione di soldi.
nessuno sapeva nulla di quel vecchio mago, nessuno lo aveva mai visto prima e nessuno lo vide mai più. anche perché come indossò il cappello fu travolto da un mare di ciarpame, e morì sul colpo.

il principe e il povero (non quella che conoscete voi)
nel regno di broz viveva un principe di nome valgo.
valgo era una persona brutta e cattiva, e - quando venne a sapere che nel regno di broz c'era un povero contadino morto di fame che però era proprio uguale uguale sputato a lui - si preoccupò un tantinello e chiamò il suo fidato consigliere, il cardinal mendoza, per fare il punto della situazione.
Pablo - disse valgo - ho bisogno di un consiglio. secondo te, cosa ne dobbiamo fare di questo pezzente che però è proprio uguale uguale sputato a me?
il cardinal mendoza non ebbe esitazioni. Sire, - disse - la storia ce lo insegna: se non lo facciamo secco adesso, è capace che questo viene e ci usurpa il trono.
Ottimo consiglio! esclamò valgo.
così, quella notte stessa, valgo fece uccidere il morto di fame, e pure il cardinal mendoza, perché quel "ci usurpa il trono" proprio non gli era piaciuto.

giovedì 12 febbraio 2009

le insidie della sintassi

pròtasi non è una parolaccia.
e non è un pezzo di ferro che ti infilano in una gamba. neanche un braccio finto, o una gamba di legno, quella è la protesi.
no, la pròtasi è la proposizione subordinata condizionale.
in parole povere, la condizione dalla quale dipende quello che si è detto nella frase principale, la reggente.

che ulteriormente tradotto si potrebbe esemplificare con:
se potrei avere te, fosse il massimo per me.

se potrei avere te è la pròtasi, la condizione
fosse il massimo per me è la reggente, detta anche apòdosi.
questo appena enunciato è un periodo ipotetico.
come molti sospettano, purtroppo, in italiano il periodo ipotetico (di questo tipo, detto anche "della possibilità", perché poi ce ne sono anche altri, ma qui siamo farina, e pure doppio zero, mica crusca) si costruisce col congiuntivo.

oooh!

(vi prego di fare una faccia sorpresa e mostrare rispetto dinanzi alla parola congiuntivo)

il congiuntivo andrebbe (qualora ne sentiste? sentiate? sentireste? la necessità) per costruire la pròtasi, non come nell'esempio precedente, ma come nel suivante)

se lo avessi saputo prima, non l'avrei detto.
cosa? un po' di pazienza, miei piccoli lettori, un po' di pazienza. (ché tanto anche se cito i grandi classici* voi nemmeno ve ne accorgete, razza di bestie ignoranti che non siete altro, e io a preoccuparmi dei congiuntivi. ma me la pagherete, oh, se me la pagherete.)
dicevo.
a scuola ci han fatto una testa così cercando di spiegarci l'uso del congiuntivo e del condizionale, e a me viene l'orticaria quando un professore francese, di origine spagnola, viene e ci spiega il periodo ipotetico della possibilità.
e ci dice che la pròtasi si fa con l'imperfetto.

cioè in francese si dice se lo sapevo prima, non l'avrei detto.

se sapevo che eri spagnolo, non ti dicevo che i francesi erano stupidi.
se sapevo che eri spagnolo, non avrei calcato la mano dicendo che i francesi sono veramente dei coglioni!
se sapevo che eri spagnolo, non ti avrei risposto alla domanda Perché?
se sapevo che eri spagnolo, non ti avrei risposto Indovina come dicono ombrello?
se sapevo che eri spagnolo, non ti avrei lasciato chiedere Come?
se sapevo che eri spagnolo, non avrei detto Parapioggia! Ma tu pensa che coglioni, parapioggia!
se sapevo che in spagnolo ombrello si diceva paraacqua, ne avrei evitata un'altra.

*pinocchio. mbè? perché, non è un classico?

lunedì 9 febbraio 2009

fahrehneit 450 e mezzo

da qualche giorno le facce sono scure, si sentono i colleghi bisbigliare, li vedi aggirarsi per le sale riunioni coi loro foglietti e i portatili, tutti che cercano di darsi un tono, tutti che cercano di fare finta di niente.
quelli più depressi sono i francofoni, non so perché, ma si vede uno sguardo spento, una sorta di tristezza che sembra dire Lo sapevo, eppure non pensavo potesse accadere così presto.
per fortuna nessuna scena di isteria collettiva, nessuno che si sia strappato i capelli, anche perché - com'è noto - l'informatico medio ne ha relativamente pochi, di capelli.

d'altra parte, la crisi.
c'è crisi, siamo in crisi, posti di lavoro in crisi, operai in crisi, informatici in crisi, casalinghe in crisi e - va da sé - vanno presi dei provvedimenti, taglia, cuci, copia, incolla, modifica. ma soprattutto taglia.

per me non è stata tanto tragica, chissà, forse sarà l'incoscienza della gioventù, forse perché in fondo in fondo non mi ero poi integrato così tanto, non ne sentivo il bisogno come certi colleghi.
o forse dico così perché è il mio modo di darmi un tono.

di sicuro, la scelta di bloccare facebook col firewall aziendale è stata una mazzata un po' per tutti.

venerdì 6 febbraio 2009

clima e umore: variazioni sul tema

stamattina mi son svegliato con un'allegrezza e una leggerezza nel cuore.
e allegro e leggero ho fatto colazione, ho preparato il caffè, gliel'ho portato a letto. poi mi son lavato, ho fatto la barba, sempre allegro e leggero.
e per tutto il tempo, perso in questa allegrezza e leggerezza, ho cantato una splendida canzone allegra e leggera, di cui riporto il testo:

que belle chose une journée de soleil,
l'air sereine après une orage
pour l'air frais, il semble déjà une fète
que belle chose est une journée de soleil!
mais un autre soleil plus beau oï-né
le mien soleil il est in front à toi.
le soleil, le mien soleil
il est in front à toi,
est in front à toi.
lei lo sapeva.
quando mi ha sposato, dico, sapeva della mia allegrezza e della mia leggerezza.
al massimo le danno l'infermità mentale, ma di certo non gli alimenti.

giovedì 5 febbraio 2009

latino for dummies

repetita iuvant:

ignorantia legis non excusat
ignorantia legis non excusat
ignorantia legis non excusat
ignorantia legis non excusat
ignorantia legis non excusat

ad libitum. (eventualmente sfumando)


ma la lingua ufficiale del vaticano non era il latino?

mercoledì 4 febbraio 2009

diffidate delle imitazioni

uno dei miei blogghi preferiti è il cavoletto di bruxelles, per tutta una serie di ragioni:
mi piacciono le sue foto, mi piace cucinare, abito a brussel e il limite per n che tende a infinito di uno più uno-su-n, tutto elevato ad n è pari a e.

per questo, ho deciso di dare il via ad una nuova rubrica di cucina, che - in onore della mia musa ispiratrice - chiamerò eallax.

e partiamo con una ricetta molto semplice, inventata e sperimentata da me medesimo di persona proprio ieri sera:

spezzatino alla chanteaubriandt di aceto balsamico
naturalmente il nome l'ho inventato adesso, perché e mi sembra fighissimo, anche se il conte chateaubriandt non c'entra un fico secco.

ingredienti per un paio di persone, una che mangia normale, l'altro che mangia come un porco.

ca 300gr di spezzatino di manzo
sette - otto - dieci cipolline novelle (o quante ve ne pare, ché se vi piacciono molto, ce ne mettete di più, sennò ce ne mettete di meno).
due carote piccole, o una grande, o una media e una piccolissima, o mezza carota enorme, tagliata a rondelle.
una tazzina da caffè di aceto balsamico
una tazzina da caffè (anche quella di prima va bene) di vino bianco
aglio
olio extra vergine d'oliva
paprica
aromi a piacere (tipo rosmarino, timo, aneto o cose così)
sale

tempo di preparazione: un paio d'ore per marinare la carne, un tempo indefinito per la cottura, dai due ai sette giorni per curare le ferite da taglio (dipende dalla profondità e dalla vostra velocità di cicatrizzazione)

preparazione
tagliate lo spezzatino (e solo quello) e mettetelo a marinare nell'aceto balsamico e vino bianco. se due tazzine vi sembravano poche per coprire la carne, probabilmente avete ragione. io ho scritto a caso, perché sia il vino che l'aceto li ho messi direttamente dalla bottiglia. d'altra parte in cucina si ha da essere artisti, non geometri.
sminuzzate l'aglio, prendete la paprica e il rosmarino (e gli eventuali altri aromi naturali™) e aggiungeteli alla carne. più tempo li lasciate a marinare, più lo spezzatino sarà saporito. io l'ho preparato nel pomeriggio e l'ho lasciato a marinare per più di 3 ore. ovviamente questo aumenta il rischio di dimenticare cosa si stava facendo, e va a finire che ordinate una pizza da gigino il lurido o il sushi da pasquale a torrammare. quindi cenate, poi il giorno dopo vi ricordate della carne ma sarà troppo tardi: a questo punto la dovete solo buttare ed è un peccato, con tutta la gente che si muore di fame nel mondo.

ma torniamo a noi, e vediamo come cuocere 'sto benedetto spezzatino.
quando il momento sarà propizio, e lo capirete, oh, se lo capirete, prendete una casseruola importante e versatevi un filo d'olio. (io ho usato il wok che ho comprato la settimana scorsa all'ikea, ma va bene anche una pentola normale. davvero, eh, non vi preoccupate, non c'è bisogno. non fate così, su, ve l'ho detto, anche se non avete il wok non fa niente, una casseruola va benissimo...)
fate scaldare l'olio e aggiungete le carote e le cipolle. fatele imbiondire a fuoco vivo (le cipolle, perché è difficile che le carote imbiondiscano) e aggiungete la carne. a questo punto ricordatevi che non avete messo il sale nella carne, tre ore fa, e mettetecelo. ma ormai sarà tardi, avrà già marinato per bene, e quindi verrà insipida lo stesso. d'altra parte ci potevate pure pensare prima, no? comunque, mettetela nel wok... pardon, nella casseruola e fatela cuocere a fuoco lento.
ripeto, la carne dovrà cuocere a fuoco lento, sennò diventa dura e stoppacciosa, magari viene pure bruciata fuori e cruda dentro. ah, sì, il sughetto di vino e aceto balsamico va aggiunto, e - se ritenete opportuno - verso metà cottura (non chiedetemi quando, lo dovete capire da soli)(usa la forza, luke) aggiungete mezzo bicchiere di acqua calda.
non siate timidi, girate e mescolate ogni tanto.
e no, mentre cuoce non potete giocare con la wii.

se volete, potete accompagnare il piatto con del purè di patate, ma per la ricetta confido nella vostra inventiva.

di seguito una foto del piatto finito.