martedì 25 novembre 2008

opera from dummies

inauguro oggi una nuova rubrica di musica: l'opera from dummies.
visto che tutti pensano che la musica classica sia pallosa, difficile, impegnativa, e chi più ne ha più ne abbia, ecco che ho deciso di spiegare io me medesimo di persona i brani più belli della musica classica e operistica (almeno i più belli secondo me), perché - diciamocelo - pure io che la amo, quando sento quelle presentazioni fatte da certe radio, mi vien voglia di cospargermi di benzina e iniziare a fumare.

ovviamente, poiché ho già perso 12 lettori solo con l'introduzione, cerco di tenermi i pochi che restano parlando di un brano umano, che dura 2 minuti e mezzo, e che per questo può essere ascoltato da chiunque senza alimentare strani desideri autolesionisti(ci-si-mi-ti-vi).

il pezzo in questione è tratto dal gianni schicchi (non quello dei porno), un'opera di giacomo puccini, conosciuta anche come il trittico (non il porno) perché sta sempre insieme a suor angelica e a il tabarro (non gli attori).

gianni schicchi è un figlio di 'ndrocchia* che viene chiamato da una famiglia facoltosa di firenze a risolvere una faccenda delicata: il vecchio buoso donati è schiattato, e nel rincoglionimento senile ha pensato bene di lasciare tutti i suoi averi al convento dei frati. i figli, comprensibilmennte incazzati, piuttosto che fare a pezzi il cadavere e disperderlo nell'arno, decidono di chiamare il notaio per far rifare il testamento, da qualcuno che dovrebbe fingersi buoso. ovviamente, essendo loro incapaci di imitare la voce del padre, si rivolgono - su consiglio della di lui figlia - a gianni. questi, però, viene offeso dalla suocera e vorrebbe andarsene, ma cede alla struggente supplica della figlia e cambia idea.
naturalmente, gianni rassicura che non farà lo stronzo, che disporrà tutto a favore dei familiari, e così fa: fintosi buoso, lascia in eredità casa, averi, poderi, beni mobili, immobili, e soprammobili, mula, mulini e mulazza a se stesso, e manda via gli eredi con una mano davanti e una di dietro.

non potendo mancare la storia d'amore e di redenzione, è ovvio che la figlia di schicchi sia innamorata (guarda un po') del figlio di buoso, e - tornando alla redenzione - schicchi si pente e si compiace della carognata che assicurerà la pensione a figlia e genero, e chiede l'aiuto del pubblico invocando le attenuanti generiche.
sì, sono stato uno stronzo, ma per il bene di mia figlia
tuttavia muore e va all'inferno.

ecco, il brano che oggi volevo condividere con voi è "o mio babbino caro", che molti pensano sia intitolato o mio bambino caro, ma adesso che sapete la storia potete prendere per culo chi sbaglia, facendovi beffe della loro ignoranza.
come dicevo prima, viene cantato dalla figlia di gianni, per convincerlo a restare e a prestare i suoi servigi, nonostante gli sia appena stato dato del plebeo bifolco dalla nonna.

O mio babbino caro,
mi piace è bello, bello;
vo'andare in Porta Rossa
a comperar l'anello!
Sì, sì, ci voglio andare!
e se l'amassi indarno,
andrei sul Ponte Vecchio,
ma per buttarmi in Arno!
Mi struggo e mi tormento!
O Dio, vorrei morir!

Babbo, pietà, pietà!
Babbo, pietà, pietà!

il testo, come potete leggere, si spiega abbastanza bene anche da solo.

godetevelo dalla voce di maria callas, ché a noi sarah brightman ci fa abbastanza cagare.



*scaltro, furbacchione

la cronaca in tempo reale

venerdì scorso sono stato in un localino qui a brussella dove due loschi personaggi han tenuto una specie di spettacolo - dicevano - umoristico.
i due figuri in questione erano tal daniele caluri ed emiliano pagani, i genitori di don zauker

don zauker ha anche un sito, che da qui non posso visitare perché il firewall lo cataloga come sito di cattivo gusto. strano, perché gli argomenti sono nobili: il papa, il clero, la pedofilia, l'otto per mille, i criminali nazisti, madonnine che piangono... tutti argomenti di un certo spessore.

mah, forse è un firewall che non vuole si parli di religione.

ad ogni modo, per chi non le avesse già viste sui millemila social network ai quali sono iscritto, riecco 3 fotazze della serata.
il disegno con dedica sul donzauker n°1 non lo metto, perché qui a brussella non ho lo scanner, e sono troppo pigro per fare una foto al fumetto.

venerdì 21 novembre 2008

sull'inefficienza del metodo scientifico in soggetti meteoropatici

checché se ne dica, il nuovo ha sempre affascinato tutti.
tant'è che in questi giorni non si fa altro che parlare dei nuovi temi di gmail, quanto sono belli, quanto sono brutti, quanto sono così così, quanti sono.
io non voglio entrare nel merito, ché seocndo me parlare di estetica è inutile: lo sanno tutti che de gustibus quam minimum sputazzellam, se non ricordo male il latino.

no, no, io ho sempre preferito l'approccio scientifico alle cose, l'analisi sperimentale, i fatti alle opinioni.
per questo la mia domanda, oggi, è molto più semplice e precisa.

se mi affaccio alla finestra e vedo che piove, per quale motivo dovrei mettere la pioggia pure sul desktop?
sì, insomma, se per vedere che tempo fa mi basta girare la testa di 45°, perché esiste il tema tree?
e, soprattutto, dopo avere scoperto di essere meteoropatico, e dopo averne parlato in questi termini, perché l'ho installato lo stesso?

lunedì 17 novembre 2008

assassinossi

i grandi classici della letteratura, se fossero stati scritti da dan brown

l'isola del tesoro
jim fa lo sguattero nel bed & breakfast della madre. un giorno arriva un pirata che lo porta con sé alla ricerca dell'isola del tesoro. che troveranno sotto il louvre.

il vecchio e il mare
un vecchio passa giorni e giorni solo su una barca, dedito alla pesca d'altura.
dopo aver pescato il più grosso marlin della sua vita, lo squarta e vi trova dentro il sacro graal.

ulysses
leopold bloom passa una giornata psichedelica a dublino mangia rognoni di castrato a colazione e con la storia del flusso di coscienza ci fa sapere che dopo cagato si pulisce il culo con la carta di giornale. il bibliotecario quacchero nasconde un terribile segreto. alla fine della giornata molly scopre d'essere erede diretta di cristo e che il servizio da the comprende il sacro graal.

omicidio sull'orient express
le molteplici interpretazioni della simbologia classica: un treno entra in una galleria. un treno esce dalla galleria. un treno entra in una galleria. un treno esce dalla galleria. un treno entra in una galleria. un treno esce dalla galleria.
qualcuno muore.
l'assassino è il sacro graal.

la lampada di aladino
un giovane ragazzo trova tra le sabbie del deserto una lampada magica.
la sfrega, la sfrega, la sfrega ma non succede niente.
in realtà era il sacro graal.

la certosa di parma
un giovane bastardo viene avviato dalla zia libertina alla carriera ecclesiastica, al cern di ginevra.
lì scoprirà il bosone di higgs con 200 anni di anticipo, ma non verrà preso sul serio.
disperato, distruggerà il sacro graal.

mercoledì 12 novembre 2008

dei delitti e delle pene

ieri sera passeggiavo per roma, ché ero lì che dovevo fare delle compere, e c'erano un po' dappertutto questi manifesti con su scritto gabriele, roma ti piange.
(per inciso, io fino a stamattina neanche sapevo chi fosse questo gabriele, e dopo averlo scoperto, ho scoperto che potevo tranquillamente vivere nella mia beata ignoranza)(senza volere mancare di rispetto al defunto, per carità).

e più passeggiavo, e più leggevo, e più mi perplimevo. perché la firma sotto queste neofasciste (e chissà quanto autorizzate) affissioni deceva a chiare lettere nesuno tocchi abele.

così, mentre passeggiavo per roma e mi domandavo il significato di questa frase, nessuno tocchi abele, mi son messo a pensare a questi due fratelli. questo caino, che per un motivo o per un altro deve avere litigato col fratello; questo caino, al quale devon essergli girate; questo caino, che una parola tira l'altra; questo caino, che dalle parole si passa ai fatti, ed ecco che abele è bello e stecchito, senza pensarci due volte.
e in questo vagare di ragionamenti, mi son venuti in mente anche elio e le storie tese, (pure un po' enrico ruggeri, ma meno) e la meravigliosa riflessione sul fatto che se la giustizia ti giustizia, commette un'ingiustizia.
e ho concluso che nessuno tocchi caino significasse proprio questo, non fate come loro, non assassinate l'assassino, sennò vi macchiate di assassinio.

continuando nel mio proficuo ragionare, quindi, son arrivato ad ammettere che se caino era l'assassino, e abele era la vittima, allora abele-da-vivo doveva esser già stato toccato (quanto meno da caino) (ché sennò mica moriva da solo) e che quindi toccare abele-da-morto significasse, almeno ungarettianamente, cessare di uccidere i morti, trovando una soddisfacente esegesi anche della seconda frase.

perché in fondo, parliamoci chiaro: allo slogan nessuno tocchi abele non ci sono altre spiegazioni logiche e razionali, altrimenti bisognerebbe fare di ogni erba un fascio (scusate la volgarità) ed effettivamente ammettere che i fasci (quegli altri) non siano poi così svegli, e io non so qui mica per fare dei facili umorismi.

eppure, ammetto la mia colpa, prima di raggiungere questa illuminata conclusione, prima ancora di leggere sui giornali la storia del povero gabriele, io per un po' ho passeggiato per roma, fermamente convinto che il movimento nessuno tocchi abele fosse un movimento contro il vilipendio di cadavere.

giovedì 6 novembre 2008

conseguenze sociopolitico nonché civilpenali dell'imprudente utilizzo dei moderni mezzi di comunicazione, nella fattispecie della parola

mai mai mai chiedere a una donna di sposarti.
potrebbe rispondere sì.

 

lunedì 3 novembre 2008

non siamo noi a essere razzisti

se ci pensi, rischi di trovarti in situazioni assai strane.
dieci persone, attorno a un tavolo, nazionalità diverse.
albanesi, indiani, russi, belgi e soprattutto italiani.
e ti metti nei panni di quell'unico belga, che civilmente pensa che l'immigrazione sia una risorsa.
che civilmente pensa che le persone che emigrano portino qualcosa, non che lo tolgano.
e dall'altra parte tu pensi allo scambio culturale, a tutto quello che si può imparare da uno straniero.
pensi alla cucina, alle battute, pensi a quello che i belgi pensano quando sono seduti intorno allo stesso tavolo.
poi però guardi: un'ombra passa nei suoi occhi.
e pensi che forse forse adesso stia pensando che quelli della lega, in fondo, non abbiano tutti i torti.

perché sì, l'integrazione, sì il conoscersi, l'apprendere, il frequentarsi.
e d'accordo pure che gli albanesi guardano raiuno dalla mattina alla sera, passi anche che quel cazzo di russo è stato tanti anni in italia, e siamo d'accordo pure sul rispetto delle minoranze.

però, penso che a un belga a casa sua, nel suo ufficio, nella sua mensa, che si siede con una decina di persone e sente parlare solo italiano, dopo un po' le palle pure gli girano.