venerdì 28 settembre 2007

sull'incertezza se si è omologati a quanto la globalizzazione violentemente propina, oppure se si è in grado...

titolo troppo lungo: era
"sull'incertezza se si è omologati a quanto la globalizzazione violentemente propina, oppure se si è in grado di distinguere autonomamente dimostrando d'avere del gusto"

"Non ci crederete ma oggi quest'uomo è il più grande scrittore italiano."
Questa sentenza lapidaria, questa meravigliosa quanto audace dichiarazione è scritta sulla quarta di copertina di io uccido, di giorgio faletti, un libro che mi ha fatto rimpiangere di non essere analfabeta, perché magari quel tempo lo potevo sfruttare meglio, magari lanciando sassi da un cavalcavia, ed è stata partorita dalla mente (perversa?) di Antonio D'Orrico. E mentre mi chiedevo se ero io il coglione che non aveva capito niente di siffatta pregevole opera d'arte o se il suddetto d'orrico dovesse cominciare pure a leggerli, i libri, prima di sparare cazzate, ecco che mi imbatto in un paio di blog molto interessanti. uno è eiochemipensavo, scoperto proprio mettendo su gugol le parole "faletti, io uccido, opinioni". l'altro è satisfiction. da quest'ultimo vorrei prendere in prestito un pezzettino che mi ha fatto riflettere, la differenza tra "letteratura" e "libro":


DIFFERENZE: Letteratura e libro, ovvero: come distinguere una cosa dall’altra. 1) Se si racconta la storia di un secolo attraverso il dramma di una donna davanti alla quale è stato ucciso il marito, strappata ai suoi figli, internata in un campo di concentramento, sopravvissuta grazie alla fede, capace di perdonare i suoi aguzzini che l’hanno umiliata e violentata, e che testimonia con il suo diario il potere salvifico ed eterno della scrittura, allora si fa LETTERATURA; se si racconta la desolazione di un’epoca attraverso le vicende di un gruppo di ragazzi sessualmente incerti, cocainomani e videodipendenti che passano le domeniche allo stadio e le notti a caccia di viados, allora si scrive un LIBRO; 2) Se il protagonista del romanzo è un timido impiegato di banca ci sono buone probabilità di fare della LETTERATURA; se è un serial killer che è stato violentato da piccolo di sicuro si sta scrivendo un LIBRO; 3) Camilleri, Saviano, Faletti, Carofiglio si limitano a scrivere LIBRI; Parente, Colombati e La Gioia si sforzano di fare LETTERATURA; 4) Magris è convinto di fare LETTERATURA, invece scrive LIBRI; Tobino era convinto di scrivere LIBRI, invece faceva LETTERATURA; 5) Baricco non farà mai LETTERATURA qualsiasi cosa scriva; [...]

vi invito a leggerlo tutto, comunque

io allora ho pensato, ho letto un sacco di libri, ma per fortuna anche tanta letteratura, per esempio uno dei miei preferiti è fahrenheit 451 di ray bradbury, che sicuramente è letteratura, pure diario di un killer sentimentale e i miserabili non ne parliamo proprio... però lo ammetto, da ragazzino ho letto pure king (che manco si merita la citazione), e altre cosarelle che sicuramente sono libri.
e - continuando a pensare - (cosa assai rara, lo so) in un impeto di sana autocelebrazione, mi son detto, tra me e il mio ego, mbeh, allora ne capisci, visto che un sacco di tizi nominati di sopra li conosco e li considero autori di letteratura e non di libri, allora forse forse un po' di gusto pure ce l'ho...

allora come me lo spiego che mi è piaciuto oceano mare?

giovedì 27 settembre 2007

sulla nobile e amabile arte di conversare durante la pausa caffè

in quel che potrebbe sembrare un ambiente arido e inquadrato come l'inofrmescion tecnòlogi, mi ritrovo spesso a conversare con i miei colleghi di tutto, di più e anche di altro, in varie lingue che spaziano dall'inglese all'italiano e al francese. ovviamente non me parlo bene nessuna, ma il piacere del confronto è indipendente dall'idioma.
e dunque, mentre riflettevo sugli argomenti di cui post-are, dalle deliziose bevande calde al gusto caffè-cappuccino-cioccolato caldo gentilmente offerte da belgacom, che ti portano col passare dei giorni alla totale perdita del senso del gusto, ecco che partono una serie di disquisizioni semantiche sulle differenze tra "opinabile" e "discutibile" (con relative percentuali statistiche: opinabile è 50 e 50, discutibile 25 e 75), l'affannosa ricerca della traduzione (provveduta in un secondo momento dal pregevole wordreference) fino alle equazioni trascendentali e alle progressioni geometriche per calcolare al millesimo il tasso del mutuo, alle dimostrazioni di teoremi matematici nel tempo libero.

quando ho detto loro che stavo pensando a un argomento interessante da scrivere sul blog, è partita la sequela, la critica alle varie attività ricreative nonché sul piacere (mio personale) di scrivere cose (inutili) ogni mattina.
il lapidario e unanime commento fu: "ma non puoi drogarti come tutti gli altri?"

perché per loro è normale animarsi sui tassi di interesse del mutuo.

mercoledì 26 settembre 2007

io al liceo mi piaceva leggere

mi ricordo una volta, la prof di italiano, una racchia zitella indegna persino di essere dileggiata da guccini o de andrè, mi disse "bravo, stavolta hai scritto proprio un bel temino. cinque quattro e mezzo".
si, perché quella cerebrolesa che non conosceva la differenza tra sensista e onomatopeico (per lei sprimacciare il cuscino [mi pare parini, il mattino] era onomatopeico. eh già, perché a me tutte le mattine, quando rifaccio il letto, il cuscino mi fa "sprimacc, sprimacc") non mi ha mai messo più di 4, penso fondamentalmente perché non conosceva neanche troppo bene il congiuntivo, viste le volte che trovavo prima sottolineato come errore e poi scancellato (si si, l'ho scritto apposta con la s...).
resta il fatto che non dimenticherò mai quando una volta, dopo avermi corretto un'opinione (beh, si ce le avevo già al liceo...), mi disse che - inoltre - l'avevo scritta male. no, non male come scrivo su questo blog, è chiaro, qui ho tanti di quei flussi di (in)coscienza che manco joyce, no, no, avevo solo messo qualche incidentale e forse un verbo alla fine.
provai a usare la parola "stile" per giustificarmi (di cosa non so, visto che la mia unica colpa era pensarla diversa...) ed ella con quel candido sorriso da ebete mi rispuose: "ma che vvuo' fa', 'o scrittore?"

martedì 25 settembre 2007

a ciascuno il suo

perché se endi uorol c'avea la musa ispiratrice che mi pare che era merilin monrò, io c'ho il muso ispirstore, che però non è che mi ispira tanto, solo che gli faccio leggere quello che voglio postare e allora se lui ride o sorride io lo posto, il post, ma oggi o c'aveva la luna storta (perché qua i paduli volano, e lui ne ha preso uno in pieno, povero) o proprio non gli è piaciuto, tanto che ha detto "mah, senza infamia e senza lode" e allora io che prima mi piaceva il post che volevo postare poi non mi è piaciuto più anche se ce l'ho lì, salvato, e magari se lo rileggo tra qualche anno o due allora mi piace e lo posto, il post, che secondo me era carino, ma mi ha smontato con quella faccia e quelle parole lì e non gli posso mica chiedere di cambiare la faccia, è la sua, se la deve tenere.

che ci troverà la moglie, vallo a capire.

lunedì 24 settembre 2007

di come la vita prociiieda tranquilla e di come proseguano i rapporti interpersonali in ufficio

in attesa che arrivi l'ispirazione per scrivere un post decente, ecco un nuovo episodio di "camera communicator"

Collega [10:17]:
che stai faciiendo?
Collega [10:17]:
oltre a fare cose, e vedere gente?
Io [10:19]:
sto generando un xml di risposta da parte di [omissis] (partendo da quell'xsd) e vorrei metterlo nel simulatore per poi creare le pagine jsp che andranno nell'applicazione
Collega [10:20]:
minchia, ma come parli difficile
Io [10:22]:
eh, si... tutto questo per dire che
faccio cose, vedo gente...
Io [10:27]:
ma tu, dimmi, tu, si proprio tu che chiedi, che t'atteggi, che ostenti, tu, millantatore, tu omuncolo quotidianoleggente (sorvolando sul fatto che ti devo spiegare le notizie che leggi) tu, repellente figlio del tuo tempo, tu, carnevalesca caricatura di un essere umano, tu: che stai faciiiiendo?
Collega [10:28]:
vedo cose, faccio gente

domenica 23 settembre 2007

risvolti psicologici ed effetti benefici che una giornata di sole sortisce sulla psiche dell'uomo medio in una citta grigia e piovosa

oggi è domenica. l'ultima d'estate, un fine settimana intenso e soleggiato. mi sento fortunato.
una striscia di sole entra dalla finestra e mi accarezza le braccia, le dita scorrono sulla tastiera, e gli occhi, forse un po' affaticati dal lavoro della settimana passata, seguono con interesse il formarsi delle lettere sullo schermo. Sono fortunato, oggi, in questa giornata dal brussellese clima atipicom perché avrei dovuto pensare, avrei dovuto cercare un posto piacevole dove trascorrere queste ore di sole. un parco dove leggere un libro, il bosco per passeggiare o un'altra città da visitare. sono fortunato perché avrei dovuto cercare qualcuno, fare telefonate, chiedere compagnia, decidere mete, organizzare incontri, preparare pranzi o panini. sono fortunato perché avrei potuto o dovuto fare tutto questo, ma non lo farò, perché sono fortunato.

che culo lavorare di domenica.

venerdì 21 settembre 2007

anacoluto pencolante: un post in via di sviuppo

seguono estrapolazioni macabre in attesa di giudizio e di qualche ritocco.

nota per i palati fini: non siate esigenti, trattasi solo di deliri notturni.

nota per gli impressionabili: non leggete il resto.

*** Dolores ***

Vive, Dolores, o sopravvive, nella sua stanzetta al quinto piano, nell'appartamento che ha la luce delle insegne al neon e l'odore di un tempo che forse non è mai neanche esistito.
Trascina, Dolores, nell'esistenza piatta, solitaria, un corpo sottile e macilento, curvo sotto il peso di nessuno sa quanti anni, nascosta al mondo e dal mondo, nessuno la vede, nessuno la sente.
Aspetta, Dolores, il suono del campanello, i passi sulle scale.
Apre, Dolores, ma non è il principe azzurro, non l'inizio di una nuova esistenza, l'incontrarsi e il perdersi di occhi negli occhi, l'avverarsi di un sogno che fa paura anche solo ad esser sognato.
Solo il fattorino.
La solita pizza.
Solleva, Dolores, con entrambe le mani. E colpisce.
Non fa in tempo a pensare alla sua vita, il ragazzo, perché nemmeno si rende conto della morte che arriva.
Ha la forma di un fauno, la morte, col corpo di bronzo e la base di marmo. E gli occhi si appannano, il corpo si piega, la porta si chiude: alle sue spalle, sulla sua vita.
Trascina, Dolores.
Seziona, Dolores, le braccia sottili, le dita che ossute si muovono rapide, esperte, affamate. Quel corpo ha uno spasmo, ma è solo un momento e lei torna a tagliare, continua a piegare, a staccare, il suo cibo.
Si nutre, Dolores, e un poco sorride: in fondo la pizza non le è mai andata a genio.

giovedì 20 settembre 2007

di come sia dura la vita del giovine impiegato nell’industria dellinformescion tecnòlogi

uno pensa, fa, disfa, lavora, cazzeggia.
poi arrivano i momenti difficili e quelli ci stanno, e ci stanno pure le cazziate, e qui fa schifo e questo chi l'ha fatto e sta roba non funziona. tu, per esempio, vai, ti chiedono, ti cazzeano e tu chiedi scusa, ti arrovelli il cervello, cerchi di capire dove hai sbagliato perché c'è lo storico, eh, e questo file è tuo, eh, mica pizza e fichi, l'hai scritto tu, eh, sta qua, ma adesso mi spieghi perché hai scelto questa tecnica mi dici perché setti l'attributo così e non pomì? e tu cerchi, mogio mogio, guardi, scruti, indaghi, soffermi, riprovi, scovi, capisci, comprendi, t'illumini.

quando sul codice ci mettono le mani troppe persone, è sempre l'ultimo che ce le ha messe che ha sbagliato.

e ti viene in mente solo una cosa:
mavvaffanculo, va.

martedì 18 settembre 2007

che mi hai portato a fare sopra posillipo? momento poetico

tra le pagine di un libro
antipasto del pescatore
ho trovato una tua foto
con bresaola rucola e scaglie di grana
il tuo sorriso, la tua pelle
paccheri calamari e pescatrice
abbronzata da un estate
lasagnetta brie e zucchine
in cui "noi" non eravamo,
pezzogna in crosta di patate
in cui non ti conoscevo
sorbetto alla mela verde
ma in cui già sapevo tutto di te
cosciotto di vitello in salsa di agrumi ed erbe aromatiche
quando i nostri occhi s'incontrarono
carpaccio d'ananas in salsa di lamponi
la mia vita si schiuse come un fiore che sboccia
vino, acqua, caffè
e oggi che sei mia, finalmente posso dirti
torta nuziale.
quanto sono innamorato di te.


Poesia d'amore scritta sul menu del matrimonio.

la nave fu poi varata nel tardo pomeriggio, quando si fu placata la furia omicida del porporato

oggi sono stanco, è lunedì, ho dimenticato il badge (come faccio ogni 2 settimane, di lunedì) e vorrei scrivere qualcosa di interessante, ma non mi viene niente, allora forse farei meglio a non scrivere proprio niente, però poi - mi dico - iniziamo bene, nemmeno 3 post uno dietro l'altro, hai pure avuto il fine settimana di relax. niente, il blocco dello scrittore, se non fosse che non sono scrittore mi preoccuperei.

allora, visto che sono pigro, adesso rendo pubbliche delle comunicazioni di la voro tra me e il mio collega.

prima di proseguire nella lettura, vorrei solo ricordare che non sono sposato, sono solo pazzo.
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collega [09:57]:
mi togli una ciriosita'.... ma tu che sta faciiendo?
io [09:57]:
faccio cose, vedo gente...
...
bwahahahahahahahahahahah!
cmq...non lo chiamo il tuo flusso, ve bene? hai RRRotto i CCCogglioni, tu il tuoi flusso, i tuoi soldi la tua villa di mmerda!baaasttaaaa!!vaffanculo, hai capito? VI - A - EFFE - EFFE - A - NCUUUUUUUUUUUUUUUUUUUUULO!!!!
...
spero che tu abbia colto la citazione...
collega [09:59]:
era difficile non coglierla
comunque e': V a f f inclulooo
cmq che fai?
io [10:12]:
scusa ero impegnato a cazzeggiare
collega [10:12]:
sei perdonato
io [10:12]:
allora, c'è NCM in UATche dice: ma io non fungo.
collega [10:13]:
??
io [10:13]:
e lui eh, che vuoi fare? adesso ti apro l'anomalia
no, dai, non me l'aprire
collega [10:13]:
NGN
io [10:13]:
no, ncm.
NGN è quello di ciccio (altro collega, ndr)
collega [10:13]:
cos'e' NCM?
io [10:13]:
ncm significa nessun comune mortale
una roba molto pesante
c'è anche jean christophe (altro altro collega ndr) che mi deve dire perché il suo flusso non va
collega [10:14]:
quale flusso?
io [10:14]:
che finché fosse la moglie, uno si fa un'idea, ma quando il flusso che non va è di jean christophe allora si che sono razzi (autocensura, ndr)
collega [10:15]:
ma moglie?
io [10:15]:
tutto bene grazie, e la tua?
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ho intenzione di farne una striscia a fumetti quotidiana. una roba tipo dilbert.
vi prego, qualcuno mi salvi.

venerdì 14 settembre 2007

essere o non essere

perché non è che se uno ha due argomenti di cui parlare, ne deve per forza scegliere uno, e ci perdi mezza mattinata a scegliere, è più divertente questo, no mi ha colpito di più quest'altro.
allora ecco il doppio post, i "two pigeons with one bean" come disse un mio carissimo amico, durante una conferenza che tenne a boston. (ovviamente era consapevole della minchiata che stava dicendo, è chiaro)

pork pride - la religione è lo scoppio dei popoli
una volta c'erano le crociate, e almeno il sangue scorreva a fiumi e le teste rotolavano davvero per la gioia degli padri fondatori dello splatter, dei precursori dell'horror verace e genuino. poi gli scismi, un po' di guerre mondiali qua e là, e si è perso un po' quel sano piacere di uccidere in nome di dio. oggi si ricorre a tecniche più raffinate, a trovate geniali che sì sono belle però ti lasciano quel senso di insoddisfazione che era più bello prima, quando non c'erano tutti quei fronzoli e si poteva dire che la mia religione era quella vera, toh, muori. no, oggi si deve ricorrere al mezzuccio, all'escamotage, come quel porco di calderoli, che cammina per infettare il terreno dove deve sorgere la moschea, che non ho capito se i musulmani considerano un posto empio perché c'è passato il porco di calderoli o ché ci è passato proprio lui, calderoli, o è la combinazione degli elementi, il mix porco-maiale, perché lui l'ha detto, eh, "metto a disposizione me stesso e il mio maiale", mica lo dico io, e poi mi vengono in mente "i visigoti e i ragni" di benigni, e mi domando se ci fosse passato uno stercorario la moschea ce la potevano costruire lo stesso? e se si scopre dopo, non conta più o la abbattono? come quella del prete che ha annullato tutti i riti perché aveva scoperto che in quella chiesa ci avevano fatto un porno e allora vai con la scomunica e tutti i battezzati erano stati sbattezzati, tutti i matrimoniati smatrimoniati, tutti i comunionati scomunionati e via discorrendo.

poi c'è l'altra faccenda, quella seria, importante che sta facendo impazzire "I" scienziati di tutto il mondo e anche oltre, quelli che dicono che il kilogrammo conservato al museo di parigi è dimagrito di cinquanta microgrammi, o forse sono i campioni distribuiti in giro per il mondo a essere ingrassati. non si sa perché, come mai, e questo è un dramma; e adesso gli inglesi dicono che ci avevano ragione loro a usare l'oncia e la libbra e il gallone e "la mia macchina continua a fare 17 pertiche ogni quarto d'ora" perché il sistema metrico decimale è figlio del demonio e non ne vogliamo sapere, non fa niente che poi gli shuttle vanno a sbattere, io l'avevo detto che erano 12 pollici, non centimetri.
intanto il kilo-men—cinquanta-microgrammi sta lì, solo e pensoso, che forse se la ride perché ha voluto fare uno scherzo, magari lui lo sa e ci prende tutti un po' per il culo, oppure sono le copie che hanno deciso di fare lo scherzo al kilo originale, chi lo sa, e allora non penso che se la ride, povero.

e noi qui, ora, a chiederci se il porco di calderoli peserà 160 chili o 160 più-o-meno 8 milligrammi

giovedì 13 settembre 2007

che se ti perdi in belgio è meglio non chiedere indicazioni

perché le persone sono gentili, ma ti mandano tujur a druà e poi se chiede a quello dopo ti dice me noooo e ti manda dall'altra parte.

se poi pensi che la tizia che ti ha dato appuntamento ha detto che la chiesa è a trecento metri dalla metro, allora dopo i primi due chilometri inizi a pensare di esserti perso (o di essere un pirla, o entrambi...) e allora chiedi e chiedi e pensi ma perché i belgi sentono il bisogno di chiamare le strade chaussée de roodebeek e avenue de roodebeek e boulevard de roodebeek e metterle a millemila chilometri l'una dall'altra?

poi si meravigliano se uno pensa che sono strani. non che altrove sia meglio, però se non sai dov'è, non lo chiedere: sono troppo gentili per dirti "non lo so" e ti mandano dappertutto, tranne dove vuoi andare. e intanto cammini e la sensazione di essere un pirla piano piano diventa certezza, finché non rinunci, decidi di tornare a casa, ti avvicini alla prima fermata dell'autobus che vedi, e leggi "avenue de roodebeek". trecento metri più in là c'è la chiesa, neanche a dirlo. proprio a trecento metri dalla metro.

a tre chilometri da quella dove mi aveva detto di scendere.

mercoledì 12 settembre 2007

perché io il blog lo inizio di mercoledi

ieri è stata una giornata importante, quindi non me la sono sentita di iniziare con un argomento delicato, una storia che ha toccato tanti, una storia fatta di persone, di diritti, di pensiero e di protesta.

che poi uno ci pensa, ritorna al passato, a un giorno specifico, un giorno su un treno: un puntino nella memoria che è lì, pensi che una cosa del genere ti cambia, non te la dimenticherai e che forse - in un modo o nell'altro - ci sei dentro a nche tu.

e i giornali ne parlano, ancora, oggi, e sì, ci penso, un po' mi dispiace:
avrei voluto che lo picchiassero davvero, a borghezio.


edito: molti mi hanno chiesto di cosa diavolo stessi parlando: di questo