mercoledì 30 luglio 2008

la parola più bella del mondo

il chianghiere tiene la chianga, è quello che vende la carne, le sarcicce, lo spezzatino, le fettine, il macinato, che mi dà un chilo e mezzo di rosbif che stasera ciò ospiti? quello lì.
il chianghiere è il macellaio, per i comuni mortali, ma quello che macella, che passa la vita tra le carcasse di animali morti, chepperò chiamarlo solo macellaio è riduttivo perché quando dici chianghiere lo sai che stai dicendo una parola importante, mica come quando dici macellaio.
io ero piccolo, chessò, otto nove anni, e a volte il sabato pomeriggio andavo a fare la spesa coi miei, e andavamo anche da prisco 'o chianghiere, e prego dio che tutti si soffermino sulla g a lungo prima di stendere al massimo possibile il suono di quella i.
chianggghiiiere.
con la g dolce e muta, senza esitazione, ma non ostentata.

e prisco 'o chianghiere ci vendeva pure 'a tracchiulella, quando mia madre voleva fare il ragù alla domenica mattina, e io mi ricordo che faceva svuish, svuish, clang, clang, svuish, svuish, con il coltello e quella che io chiamavo la lima, ma che non era una lima perché serviva per affilare il coltello, e svuish, svuish, clang, svuish, destr, sinistr, destr.

prisco 'o chianghiere parlava parlava parlava, e noi stavamo le ore e le ore da prisco 'o chianghiere, perché a noi ci doveva fare il trattamento specIale, ché eravamo clienti affezionati, e ogni volta che entrava un altro cliente doveva spicciare prima a quell'altro là, così ci avrebbe dato a noi la carne più meglio, diceva. d'altra parte, quando andavamo da prisco 'o chianghiere ci andavamo col furgoncino, ché non prendevamo mai meno di mezza vacca.

forse perché tutte le volte che mia madre diceva 2 chili, lui diceva sempre So' 8 chili, che faccio, lascio? mamma diceva Vabbè.

il chianghiere, mi è tornato in mente oggi, quelle figure che attraversano l'infanzia di una persona e che lasciano una traccia, in un modo o nell'altro.

bella parola, chianghiere, ma comunque - secondo me - la parola più bella del mondo è agrimensore.

martedì 29 luglio 2008

non esiste più la mezza stagione

oggi è una giornata come ce ne sono poche: sto lavorando.
in una delle innumerevoli pause caffè ho incontrato gianni, collega belganerlandofono, col quale avrò scambiato sì e no 12 parole in un anno.
d'altra parte anche lui non è che sia proprio un tipo che si può definire loquace, ma non sono qui per giudicare.

mentre si godeva la sua coca ghiacciata, mi ha confessato che questo tempo lo sta uccidendo.
«il caldo, amico mio, il caldo.
mi domando in questo modo dove andremo a finire.»

è vero, in questi giorni è abbastanza caldo, anche io ne ho un po' sofferto, stanotte, tanto che ho dovuto togliere il piumone.

d'altra parte, m'ha confessato gianni, quando di giorno ci son più di 25 gradi, lui la notte proprio non riesce a dormire.

lunedì 28 luglio 2008

cose che non vorresti mai sentirti dire (con annessa compartecipazione post-moderna)

cosa: «scusa, mi presti il deodorante? sai, devo andare al cinema con mia moglie.»
chi: un collega del collega.
dove: nello spogliatoio del campo di calcetto.
quando: dopo la partita.
perché: perché non si era fatto la doccia.

è successo 10 giorni fa, ma ancora mi vengono i brividi, se ci ripenso.

(e voi? avete qualcosa di simile da condividere? compartecipate pure, non siate timidi)

giovedì 24 luglio 2008

l'uomo che negava di essere enzo

erano pani ed erano carciofi, ma non li biasimava per questo.
dagli scacchi della sua tovaglia bianca e rossa si intuiva un'esistenza solitaria e disordinata.
la sua stessa camicia si rifiutava di trattenere il suo odore, e il suo unico conforto, in giornate come quella, erano i dischi in vinile che gli aveva lasciato sua madre prima di andare via per sempre.

"enzo - gli disse - per me è giunto il momento di lasciarti, ma ricorda sempre, quando ti sentirai triste e solo, metti su uno dei miei dischi, uno a caso, da aprire come certe persone aprono il vangelo.
mettilo su, e ascolta con attenzione, oppure non ascoltare affatto, ma lasciati in ogni caso trascinare dalla corrente dei ricordi e della musica. in quei momenti, ti accorgerai di essere piccolo, piccolissimo, forse ti verranno anche le lacrime agli occhi, ma la tristezza sparirà e non sentirai alcun dolore. sarà un'epifania, e nella musica rinascerai ogni volta, e ogni volta.

ma adesso lasciami andare, e, te ne prego, qualunque cosa succeda, non telefonarmi."
così il piccolo enzo rimase solo, a quarantadue anni, nel luminoso appartamentino di via colza, sul lung'arno.

erano pani, ed erano carciofi.
ma a questo punto, non gliene importava più nulla, e preso da un'ondata di malinconia, mise il primo disco che gli capitava sotto mano, e si lasciò cullare dalla musica, proprio come sua madre gli aveva detto di fare.
le lacrime vennero, e andarono via, proprio come sua madre gli aveva detto, e proprio mentre stava per prendere la cornetta, uno squillo improvviso lo destò dai suoi pensieri.

"salve, è la telecom, parlo col signor enzo?"
"no".

(titolo gentilmente offerto dal signor catalanoguido)

mercoledì 23 luglio 2008

non è tutto oro quello che luccica

oggi inizio a fare un elenco delle cose negative della vita in belgio, perché non si può sempre parlare bene, e quanto è bello di qua, e come si sta bene di là. è ora di guardare in faccia la realtà, e lo faccio con un episodio scandaloso, successo qualche tempo fa ad un mio amico.
il povero sventurato ha ricevuto una mail dal suo datore di lavoro, mail della quale riporto il contenuto, quasi inalterato.

caro pericle,
diceva la mail,
visto che il costo della vita è aumentato, anche se sei l'ultimo degli stronzi, ché ti abbiamo assunto si e no da tre mesi (ma ti ho già ritoccato lo stipendio dal primo mese, ché ci eravamo capiti male e io ti davo di meno)(per quanto sul contratto mi pareva pure abbastanza chiaro, ma non fa niente), abbiamo deciso di darti un aumento del sei percento, perché secondo noi l'aumento del 2 percento previsto come adeguamento all'inflazione è troppo poco.
lo so, lo so, non era quello che ti aspettavi, ma purtroppo bisogna accontentarsi e tirare un po' la cinghia: siamo una piccola realtà e di più non possiamo fare.
in ogni caso, ci vediamo questo fine settimana, per la solita cena aziendale offerta dal megadirettore galattico.

saluti,
peppino van der kinderen, amministratore delegato della p.p.p. import-export.

ecco, uno schifo del genere in italia non sarebbe mai successo.
l'inflazione sale e tu che fai? senza neanche aspettare le riunioni sindacali prendi e mi aumenti lo stipendio del 6 percento? dico, ma ci rendiamo conto? io non ho parole, questa è una violazione della dignità del lavoratore!
dov'è la battaglia? il sangue? eh? dove sono i tavoli di trattativa?

monarchici che non siete altro, ma hadda venì baffone.

martedì 22 luglio 2008

del perché si è felici che certi eventi capitino una sola volta nella vita

avrò avuto undici, dodici anni al massimo, ed ero in sicilia, in vacanza coi miei.
a dire il vero non sono sicurissimo che fosse proprio in sicilia, né che fosse proprio durante quella vacanza, ma mi ricordo una quercia, grandissima, un campo enorme, terra brulla e arida, e il calore soffocante.
ero con mio padre, di questo ne sono più che certo, e c'era uno zio.
quando eravamo piccoli, per noi erano tutti zii, i grandi. era una forma tipica del sud italia: signore o signora era troppo distaccato, il "lei" era una forma ancora sconosciuta, e dare del "tu" semplice era forse troppo poco rispettoso, per cui ecco che diventavano tutti zii.
ma sto divagando.
avrò avuto undici, dodici anni al massimo, dicevo, e mi ricordo questa luce abbagliante e mio padre, magrissimo allora, che mi porgeva un frutto, oblungo e marrone, piatto, schiacciato, quasi inodore.
in napoletano, le carrube le chiamano 'e sciuscelle e io morsi come faceva lui, coi molari, che sembravo uno di quei vecchi attori che strappano via la punta del loro enorme sigaro.

non sapevo che fine avesse fatto questo ricordo, era nascosto in qualche angolino della mia memoria, fino a qualche sera fa, quando a casa dei miei uno spot alla tivù, in cui si parlava di carrube, lo ha tirato fuori dal suo nascondiglio polveroso.

e ridendo, ho confessato a mio padre quello che quel pomeriggio di tanti anni fa non ebbi il coraggio di dirgli.
babbo, gli ho detto, io la carruba l'ho assaggiata, tanti anni fa, e solo per quella volta lì, ma io il sapore me lo ricordo, come potrei dimenticarlo, babbo? i me lo ricordo, secondo me la carruba è un frutto che sa di merda.
beninteso, non che io l'abbia mai assaggiata, la merda, ma sono sicuro che se dovessi figurarmelo, in qualche modo l'accosterei alla carruba.
mio padre ha riso, ma alla fine mi ha dato ragione.

provatela, anche voi, e poi mi farete sapere.
la carruba, dico.

giovedì 17 luglio 2008

amleto ci fa una pippa

- e se il nonno c'aveva tre palle?
- era un flipper.
- se c'aveva il trolley?
- era un tram.
- se pisciava petrolio?
- c'avevo l'agip.

niente, sono gli unici commenti che mi sono venuti leggendo il titolo della lettera di celentano ai corinzi. o ai filippesi, non ci ho fatto caso.

lunedì 14 luglio 2008

post veloce veloce (ovvero: disperato bisogno di ammore 2)

ricordo, agli insulsi lettori di questo insulso blog, prima di partire per altrettanto insulse località marittime (per ballare le ancora più insulse canzoncine latinoamericane) di fare una puntatina all'avis e donare un po' del vostro sangue.
in alternativa verrò io stesso nottetempo, armato di secchio e mazza ferrata, a prelevare il plasma necessario presso le vostre case ( lasciate la finestra aperta, per favore).
grazie.

venerdì 11 luglio 2008

inviatemi pure

talvolta ho come la sensazione che me le vado a cercare.

per esempio stasera, ho inserito il modulo per inserire i commenti proprio qui, appena sotto il post, si vede?
adesso dovrebbe essere più veloce inviarne.

approfittatene.

giovedì 10 luglio 2008

andrà tutto bene, john

decidi di cambiare il gestore delle finestre su linux.
decidi di ricompilarlo, ché fa figo.
decidi di usare una guida che ti dice come farlo, in un paio d'ore.

compila.


Overall time for kdesupport was 44 minutes, and 50 seconds.
Overall time for kdelibs was 2 hours, 2 minutes, and 5 seconds.
Overall time for kdepimlibs was 32 minutes, and 11 seconds.
Overall time for phonon was 6 minutes, and 29 seconds.
Overall time for kdebase was 5 hours, 47 minutes, and 25 seconds.

Totale: 9 ore e 11 minuti.

scopri che gli effetti grafici che volevi non ci sono.
trova una guida che ti spiega come mettere le cose a posto.
c'è scritto che prima di compilare dovevi fare delle cose.
falle.
ricompila.

Overall time for extragear/multimedia was 1 hour, 2 minutes, and 58 seconds.
Overall time for kdelibs was 2 hours, 2 minutes, and 37 seconds.

Tempo totale, da aggiungere al precedente: 3 ore, 39 minuti e 58 secondi

scopri che gli effetti grafici che volevi non ci sono.
besstemmia in aramaico.

poi dici che la gente passa a mac.

lunedì 7 luglio 2008

curiosità uccise il gatto

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ogni mattina, in asia, un operaio si sveglia, e sa che dovrà correre.
ogni mattina, in asia, un paradoxurus hermaphroditus si sveglia e sa che dovrà correre.

il primo andrà in giro per piantagioni e fare il raccolto.
il secondo andrà in giro per piantagioni a fare la semina.

ogni mattina, in asia, un operaio si sveglia e sa che dovrà fare una scansione accurata di una piantagione di caffè, e curvo, la schiena a pezzi, passerà la sua giornata alla ricerca di ciò che ha seminato il paradoxus, preziosi snickers di merda, fumanti barrette ricoperte di croccanti praline al caffè.

che renderanno ricco il padrone della piantagione.

eh già, perché il paradoxurus, luwak per gli amici, ogni giorno sceglie "per ragioni solo a lui note (cit)" quali bacche di caffè mangiare. chicchi che poi ripropone, ogni giorno (come tutti gli esseri viventi regolari)(tranne alessia), trasformandoli nella forma e nella sostanza.
chicchi che vengono estrapolati, dal frutto di questa trasformazione, ripuliti, selezionati, tostati e, infine, macinati.

una selezione di esperti gusterà il prezioso nettare per autorizzarne la vendita: cinquecento euri al chilo, da 5 a 15 euri la tazzina. sono curioso di provarlo, confesso. son curioso, anche, di sapere chi mai sia stato il primo uomo a selezionare, tostare, macinare e - infine - bere questa preziosissima merda secca.

ad ogni modo, che tu sia operaio o paradoxurus non importa: quando pagherai 15 euro un espresso, non chiederti il motivo di quel retrogusto fruttato di cannella con lievi note di liquirizia e cacao.

venerdì 4 luglio 2008

è la paura la causa di tutte le nostre paure

ieri sera sono arrivato a casa alle undici.
sì, sono uscito tardi dall'ufficio, ma non così tardi, saran state le sette, sette e un quarto.
ho preso il tram, appena uscito, e non ha fatto nessun ritardo, non ha avuto nessun problema, niente di niente, nemmeno le sue tipiche inchiodate che fan cadere i vecchietti.
eppure sono arrivato a casa alle undici.
non mi sono fermato a fare la spesa, avrei dovuto comprare il pane, ma - sceso dal tram - ho aspettato quei cinque minuti cinque l'autobus, perché sono fondamentalmente pigro, e fare quel chilometrello a piedi, quando piove, mi dà un po' noia.
sì, ieri pioveva.
e sono salito sull'autobus, deserto, che non eran neanche le otto.
appena salito, l'autista mi ha guardato un po' male, e lì ho intuito che la serata stava per prendere una brutta piega.
infatti, sono arrivato a casa alle undici.
eppure l'autobus, appena sono salito, è partito sgommando. l'autista ha imprecato in fiammingo perché un altro autobus, davanti, s'intratteneva al semaforo verde, dando spiegazioni a un passante.
e lui, il mio autista, dico, continuando a imprecare, ha messo la retro, ha fatto per superare l'autobus che lo precedeva e ha inchiodato. perché l'altro autista, intanto, era ripartito, e il semaforo era tornato rosso.
ma non è successo niente, non ci hanno mica tamponato, anche se... ad ogni modo, sono arrivato a casa alle undici.
i bianchi baffoni dell'autista fremevano, immaginavo anche un filino rosso sangue negli occhi e una vena pulsare sulla fronte ossuta, ma mai mi sarei aspettato un'altra partenza bruciante allo scattare del verde. e men che meno mi sarei aspettato un'altra inchiodata, mezzo secondo dopo, nel tentativo disperato di infilarsi tra un vicolo e l'altro autobus, bloccando sia l'altro senso di marcia che le auto all'incrocio.
mi ha colpito il fatto che il tipo nella macchina bloccata dalla manovra evasiva di baffone non sia sceso col cric.
d'altra parte i belgi son persone civili.
ero terrorizzato dalla guida del folle, che bruciava le fermate, schizzava le persone in attesa e lampeggiava alle macchine che secondo lui andavano piano. sempre imprecando in fiammingo.
io mi tenevo aggrappato alla sedia pregando tutte le divinità pagane e non.
in preda al panico ho prenotato la mia fermata, ma ho sbagliato, e l'ho fatto fermare a quella precedente. baffone, vedendomi esitare e non scendere, è finalmente uscito di senno, ha cominciato a ululare e a sbattere la testa sul volante.
ormai completamente vinto dal terrore, mi son nascosto in un angolino remoto e son rimasto lì fermo, a tremare, finché l'autobus non s'è fermato.
a liegi.

e niente, sono arrivato a casa alle undici.

giovedì 3 luglio 2008

io, certe volte, sono cose.

è da un po' di giorni che mi capita.
la memoria mi abbandona all'improvviso, sul più bello.
così, per esempio, mentre sto pensando a qualcosa da scrivere qui su questo blog,
e c'era quel tipo che continuava a fissarmi, e son scoppiato a ridere.