giovedì 24 luglio 2008

l'uomo che negava di essere enzo

erano pani ed erano carciofi, ma non li biasimava per questo.
dagli scacchi della sua tovaglia bianca e rossa si intuiva un'esistenza solitaria e disordinata.
la sua stessa camicia si rifiutava di trattenere il suo odore, e il suo unico conforto, in giornate come quella, erano i dischi in vinile che gli aveva lasciato sua madre prima di andare via per sempre.

"enzo - gli disse - per me è giunto il momento di lasciarti, ma ricorda sempre, quando ti sentirai triste e solo, metti su uno dei miei dischi, uno a caso, da aprire come certe persone aprono il vangelo.
mettilo su, e ascolta con attenzione, oppure non ascoltare affatto, ma lasciati in ogni caso trascinare dalla corrente dei ricordi e della musica. in quei momenti, ti accorgerai di essere piccolo, piccolissimo, forse ti verranno anche le lacrime agli occhi, ma la tristezza sparirà e non sentirai alcun dolore. sarà un'epifania, e nella musica rinascerai ogni volta, e ogni volta.

ma adesso lasciami andare, e, te ne prego, qualunque cosa succeda, non telefonarmi."
così il piccolo enzo rimase solo, a quarantadue anni, nel luminoso appartamentino di via colza, sul lung'arno.

erano pani, ed erano carciofi.
ma a questo punto, non gliene importava più nulla, e preso da un'ondata di malinconia, mise il primo disco che gli capitava sotto mano, e si lasciò cullare dalla musica, proprio come sua madre gli aveva detto di fare.
le lacrime vennero, e andarono via, proprio come sua madre gli aveva detto, e proprio mentre stava per prendere la cornetta, uno squillo improvviso lo destò dai suoi pensieri.

"salve, è la telecom, parlo col signor enzo?"
"no".

(titolo gentilmente offerto dal signor catalanoguido)

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