martedì 29 aprile 2008

all'ombra dei cipressi e dentro l'urne

lungo ponte, festa del primo maggio.
sarò in italia per quasi una settimana.
tappa a roma, per qualche giorno.

seriamente meditando di parlare francese e fingermi turista.

Albè, sto cazzo di asilo me lo vuoi da' o no?

attenzione: probabilmente non scriverò nei prossimi giorni, ma se tra una settimana non mi sentite, allora preoccupatevi.
sappiate che vi ho voluto bene.

lunedì 28 aprile 2008

sull'impegno che una completa comunione di vita nel rispetto dei reciproci diritti e doveri comporta

certe volte, la domenica, mi ritrovo con amilcare alla brasserie, in piazza del lussemburgo, a bere birra e a parlare di filosofia.
amilcare è un bravo ragazzo, tranquillo, anche se lavora nel marketing.
ormai ci frequentiamo da un anno, quasi, e - a dispetto della prima impressione - posso dire che è un tipo col quale si parla con piacere, si posson fare buoni ragionamenti e c'ha la sua vena comica che è quello che è.

domenica, amilcare era un po' più loquace del solito, forse perché era una settimana che non ci si vedeva, forse perché c'aveva gente per casa e si sentiva un po' soffocato.

a un certo punto, eravamo seduti al tavolino in silenzio, come capita spesso tra vecchi amici, coi nostri bicchieri davanti e le nostre idee per la testa, e lui mi prende per il braccio e mi fa: immagina di mangiare tutti i giorni filetto. così, di punto in bianco, da un giorno all'altro. filetto filetto filetto filetto filetto. filetto a colazione, filetto a pranzo, filetto a cena, filetto a merenda, filetto il sabato, filetto la domenica, filetto il giovedì.

lo guardo, e lui continua. il filetto è delizioso, è nutriente, è costoso ché è prelibato, il filetto non lo posson mangiare mica tutti, ma quando poi lo mangi tutti i giorni, è inevitabile, ti viene a noia. epperò non c'hai mica scelta, ormai hai deciso, è stata una cosa tua, nessuno ti ci ha costretto. un giorno segui la dieta mediterranea, il giorno dopo filetto. e non si può più, cambiare, mi fa, anche tuo padre, prima di te, e tuo nonno, e così via.
eh, ma la voglia mica ti passa. ti viene, eccome. di un branzino, di una sogliola, di un tortellino.
e mentre lo diceva aveva l'occhio misto di eccitazione e di tristezza.
e invece. filetto, filetto, filetto, filetto.

io l'ho guardato, ho aperto la bocca per dirgli qualcosa, ma mi ha capito e interrotto prima che emettessi un suono qualunque.
lo so - mi fa - lo so. non è per lamentarsi del filetto, io lo amo, il filetto, non lo cambierei per niente al mondo, il mio filetto, ma oggi mi sarei proprio fatto due sarcicce.

mercoledì 23 aprile 2008

blowing in the wind

c'è un signore.
un signore strano, con la faccia strana e un poco triste.
lavora al nostro piano, a qualche scrivania più in là.
a volte s'alza, così, senza motivo.
s'alza dalla sua poltrona, dalla scrivania più in là,
e cammina per i corridoi, e non parla.
tutti dicono che è un grande programmatore, un grande esperto,
ma lui non parla.
cammina.
per i corridoi.
ogni tanto.
con la sua faccia un poco strana e un poco triste.
a qualcuno fa un po' paura,
quella faccia strana,
soprattutto quando cammina.
per i corridoi.
sarà perché cammina,
e mentre cammina
scureggia.

martedì 22 aprile 2008

quam minimum credula postero

uno arriva a una certa età, e certe domande se le pone.
la mattina ti svegli, doccia, barba, colazione, lavoro, pranzo, lavoro, cena, dormire.
con vari intermezzi a diverse frequenze: palestra, piscina, birra, amici, cinema, viaggetto, vacanza, amore, famiglia.
e sempre il solito divenire, l'eterno fluire che porta... già, è questo il punto: dove porta?

ma alla fine, diciamocela tutta, cosa importa dove porta?
non aggiunge né toglie nulla a quello che è l'amore per la vita, così piena di sorprese, così diversa, di giorno in giorno, anche se sembra sempre uguale.
ogni piccolo gesto è quello che rende una giornata diversa dall'altra, ogni singola scelta modifica questo infinito divenire, con le sue interazioni con gli altri, con la ricchezza delle sensazioni e dei sentimenti. e tutto ciò mi rende unico, unico come ogni stante che sto vivendo.

no. la vera domanda non è cosa sia la vita, quale ne sia il senso. che importa?
la vita va vissuta così com'è, spinta al massimo e senza sprecare neanche un singolo istante.

no. la vera domanda non è cosa sia la vita, né quale sia il senso. e neanche come vada vissuta, la vita.
la vera domanda è per quale motivo ho deciso, autonomamente, di spendere tre giorni della mia vita, della mia preziosa (in quanto breve) vita, della mia unica vita, tre giorni, ho sprecato, bruciato, volatilizzato, tre giorni che nessuno mi renderà mai più, tre giorni, ho deciso, ho usato, ho speso per compilare quel cazzo di kernel di linux.

venerdì 18 aprile 2008

orgoglio e pregiudizio: un'altra storia vera

disclaimer: quella che segue è la tiepida cronaca di una disavventura capitata ierieri al mio collega e vicino di scrivania. non me la sento di commentare in alcun modo, né di colorire la storia con particolari che potrebbero alleggerirne la drammaticità. è un fatto. è successo. e tutti noi, italici, dovremmo vergognarci, o - quantomeno - riflettere. naturalmente ho chiesto ai protagonsiti di poter narrare la loro disavventura, sebbene con nomi e particolari lievemente modificati. da ultimo, ma non per importanza, aggiungo (qualore ve ne fosse ancora il bisogno) che anche questa è una storia vera.

Omarmario è un ragazzo tranquillo, un pacifista, direi, libero pensatore, curioso e anche un po' pignolo. siamo arrivati in belgio lo stesso giorno, quasi un anno fa, e ne abbiamo viste di cose. con lui si lavora bene, ed ha un bel senso dell'umorismo. disponibile, tranquillo: insomma, Omarmario è proprio quella che si dice una brava persona. Omarmario è sposato, con Guendalina, una ragazza straniera.
ieri, entrambi, per necessità che non sto qui a sottolineare, erano allo sportello della banca impopolare nel gerundio, una banca che offre tanti servizi e tanti conti correnti. tra i tanti servizi e i tanti conti correnti che la banca offre, c'è la gestione del proprio conto via internet. e questo lo fanno anche in italia.
poi ci sono i conti solo on line, quelli che non hai bisogno dello sportello che sono differenti da quelli allo sportello che funzionano anche on line.
e anche questo lo fanno anche in italia.
epperò Guendalina ha avuto la sventurata idea di fare il conto solo on line, alla banca impopolare nel gerundio, ché il conto solo on line non ha le spese di gestione, e ieri, per necessità che non sto qui a sottolineare, eran tutti e due, Omarmario e Guendalina, allo sportello di questa banca, cercando di versare del danaro. (che bella parola, danaro)
l'impiegato allo sportello, però, cercava di spiegarle che, allo sportello della banca impopolare nel gerundio, in quanto titolare di un conto on line, non si doveva fare neanche vedere, ché il conto on line offre tutto aggratis, ma via internet, e che i clienti dei conti on line non posson mica andare agli sportelli, ché sennò i clienti dei conti non on line, quelli che pagan le profumate spese di gestione (20 euro all'anno) (tasse e bancomat inclusi), poi si offendono, protestano perché ci son le code agli sportelli per i conti correnti non on line fatte da persone che hanno i conti on line.
ovviamente, per versare del danaro è sufficiente versarlo su un conto normale, e da lì fare il bonifico.
a questo punto, Omarmario, da difensore dei diritti umani, (ché lui è sempre stato un po' difensore dei diritti umani) e con quella punta di orgoglio che sta in chi cerca di spiegare una cosa diversa, cerca di spiegare il suo punto di vista, e dice all'impiegato allo sportello che sì, lui ce l'ha un conto, e che lo potrebbe fare, ma dice anche che in italia noi ci abbiamo i conti on line, chepperò hanno un certo ics di operazioni che si posson fare allo sportello.
chissà, forse il buon impiegato ha frainteso le parole, confondendo la timida giustificazione di Omarmario con la tipica sicumera di chi crede che a casa sua si possa fare e si faccia tutto meglio. tant'è, che il cinico impiegato, con malcelato pregiudizio, ha detto sì, in italia, ma qui siamo in belgio. voi in italia c'avete pure berlusconi, noi qui ci abbiamo delle regole.

giovedì 17 aprile 2008

le migliori parole sono quelle che non si dicono


, , .
: " - - " ; ?
« ' .»
« , - -

« , , ...

: !!!
. . .
?
? ( )?
!
« , : " " .»
.


oggi non sapevo cosa scrivere, ma mi piaceva il titolo, e sapevo quale punteggiatura utilizzare.

mercoledì 16 aprile 2008

la bocca sollevò dal fiero pasto

alla tristezza che ha seguito la disfatta elettorale, il crollo delle convinzioni, la perdita della speranza nell'italica stirpe, nonché un senso di vuoto cosmico attanagliante, io e il mio coinquilino abbiamo deciso di consolarci dandoci al piacere orale.



rileggendo questo post, penso solo una cosa: che avotamiento di stomaco.

exit poll

solo uno il dato confermato dai sondaggi all'uscita dei seggi: chi vota berlusconi si vergogna di dirlo.

martedì 15 aprile 2008

chi, io?


buongiorno.
dunque, sì, signor re, ero venuto per chiederle... come dice? maestà? sì, maestà.
dicevo, maestà, sarei veramente onorato di...
come? esatto, maestà, vengo dall'italia.
lo so, lo so, non me lo dica. beh, non è che voi state messi proprio meglio, però, eh.
come in che senso? voi avete un governo provvisorio da manco due mesi, dopo che per sei mesi non vi siete messi d'accordo, e adesso ci viene a dire che i nostri politici fanno cagare?
sì, è vero, ma non volevo dire questo... insomma, saranno pure disonesti, saranno ladri, mafiosi, incapaci, corrotti, corruttori, si modificano le leggi per risultare innocenti, però le elezioni le sanno organizzare e sanno sempre trovare un vincitore, pure a costo di durare giusto il tempo per maturare la pensione. e su questo, maestà, lasciatevelo dire, siete dei pivelli.
va bene, va bene, non c'entra nulla. andiamo avanti. volevo giusto chiederle...
sì, lo so che qui in belgio si paga una multa se non si vota, ma lei, nei miei panni, l'avrebbe fatto?
ecco, vede? e per cortesia, non ci si metta anche lei, che già mi vergogno abbastanza. comunque, dicevamo, per quella faccenda dell'asilo...
certo, sì, sono della campania.
eccheccazzo, maestà, e certo che qua la faccio la differenziata! che mi porto la monnezza da casa? e non faccia il qualunquista, su!
scusi, scusi, non volevo trascendere, abbia pazienza. comunque sì. la monnezza la separo: carta e cartone nelle buste gialle, umido nelle bianche, nelle blu la plastica e i metalli e i vuoti li rendo.
sì, sì, li tolgo i tappi, maestà...
ritornando al mio problema, dicevamo, non vorrei...
cosa ne penso dei gay? niente, maestà, che ne devo pensare? perché, lei pensa qualcosa dei vegetariani?
ecco, vede? almeno su questo un po' siamo d'accordo.
ora, se posso dire la...
chi? mussolini? no, maestà, ancora non siamo in dittatura, almeno così dicono. e poi è stato eletto, dicono, quindi minimo minimo un italiano su tre è una testa di cazzo, e almeno uno su dieci è razzista represso. per questo, maestà, dicevo della faccenda della mia richiesta, se per piacere mi fa spiegare...
che c'entra adesso? noi abbiamo il vaticano e diciamo che i belgi sono pedofili? ma no, maestà, io manco la conoscevo la storia di marsinelle, e per favore, sia gentile, io non sono come... io sono ateo, maestà, i preti mi danno il voltastomaco, e ho sempre pensato che religione e fede sono due cose distinte e separate...
siii, maestà, parlo bene, vede? als iù blift, vede? sto imparando la lingua! faccio i corsi! e non ho nulla contro... non ho mai pensato di... maestà, no, per favore, no la prego, pago pure le tasse, io... c'ho la residenza, maestà... no, su, maestà, abbia pazienza, (uè, giù le mani!) io non c'entro con tutta 'sta storia, io sono onesto (e non spingere!), sono liberale, io... (e fai piano!) non sono nemmeno sceso a votare... (ahi, mi fai male, non tirare!) per favore, maestà, no, maestà, non mi rimandi in italia, ero venuto per chiedere asilo politicooo!


mercoledì 9 aprile 2008

del perché non sono ancora salito sul monte tifata

dieci anni fa vivevo in un’altra casa, sempre nella stessa città, sempre all’ultimo piano ma quella casa aveva una cosa speciale: la mia stanza affacciava a sud. in realtà non proprio a sud, guardava ad ovest, verso napoli ma napoli è il sud, ovunque tu trovi.
com’era soleggiato quel balcone, spaziavo beato (e beota) perdendomi fra le campagne e le città oltre la ferrovia, scavalcavo i palazzi in costruzione e, nei pomeriggi limpidi, pur miope, riuscivo a scorgere il monte di procida.
potevo sbadigliare, con il sole negli occhi, e poi prendere un respiro così profondo da succhiare il sale dall’oceano atlantico.
sono dieci anni che mi manca quella vista.
non che di fronte alla mia finestra ora ci sia un muro, anzi, posso godere ogni giorno di due magnifici pini secolari ma la vista è limitata: a pochi chilometri si erge una montagnola, il monte tifata, dagli autoctoni chiamato il monte di san prisco.
è poco più di una roccia calva, ma abbastanza alta da negare, alla mia vista e alla mia immaginazione, quello che c’è dopo.
è in un punto strategico, c’è da dire: anche prendendo l’autostrada, questa non gli gira completamente intorno, lo costeggia per un po’ e poi se ne va, per fatti suoi verso roma.
fatto che sta che, se dieci anni fa fantasia e sguardo spaziavano all’orizzonte, oggi, allo stato dei fatti, non ho la più pallida idea di cosa ci sia a pochi kilometri dal mio naso.
così è da allora che ogni estate mi riprometto di prendere uno zainetto, salire sul monte tifata ed affacciarmi dall’altra parte.
da dieci anni.
quest’estate sono undici.

l’altra sera guardavo la televisione, matrix (non il film, la trasmissione di mentana), più che per interesse, perché non riuscivo a trovare il telecomando , c’era boselli, brav’uomo, un socialista convinto, nel senso che ci crede, onestamente sembra.
nonostante la forza delle sue convinzioni e la giustezza delle sue idee, non prenderà voti a sufficienza per rappresentare nessuno e, a dirla tutta, non prenderà nemmeno il mio.
però, forse il fato, forse la par conditio, fra il serio e il faceto, fra il sonno e la veglia, qualche parola deve essere uscita dal tubo catodico e deve essermi entrata nella testa.
ora, una persona che come me cerca di pensare il meno possibile, giusto l’indispensabile, quando gli arriva qualcosa nella testa, embè, non può fare altro che alzarsi, uscire sul balcone, accendersi una sigaretta e guardare (nel mio caso, dicevo, non c’è scelta) il monte tifata.

ora, ne sono convinto, quella montagna è subdola, m’insinua il sospetto, mi illude, che voglia iniziare un ragionamento, un confronto e, nonostante la ferrea dieta che ho imposto, il cervello inizia ad andare di suo, la montagna, invece, resta lì.
e io ci provo a raccontarglielo, a spiegarle che persona sono, qual è la mia storia, quali e quante sono le mie convinzioni politiche, quanto ho fatto per realizzarle, quanto mi sono speso, le energie impiegate, i bocconi amari mandati giù, le fregature che ho preso, che ho rifilato e che, se a tre giorni dall’elezioni ancora non ho capito per chi cazzo votare, può essere, non dico sicuramente, ma può, potrebbe non essere interamente colpa mia.
quella (stronza) sta lì, granitica, con la faccia da poker.

tanta supponenza, vi giuro, non si può sopportare. non è che un ammasso di pietre che, per l’amor di dio, sarà stato anche testimone dell’ascesa e della caduta dei romani, possa stare lì a dare lezioni di educazione civica.
a me.
capite?
a me!

io che ho sempre preferito la campagna elettorale al natale, le elezioni al compleanno, lo scorporo proporzionale ai filoni scolastici,
Che non sono uno che sta alla politica come il mio meccanico (ladro) sta alla formula uno, che a sta cazzata che so tutti mariuoli, che tanto cà ognuno s’fa e’cazzi suoje, non ci ho mai creduto, che sono uno che è pirla ma che va oltre a queste cose, che beppe grillo, sì fa anche ridere, ma non mi faccio insegnare la costituzione da lui, che l ’antipolitica e non vado manco a votare è un gioco pericoloso che, gira gira, va sempre in culo a tutti,
Che sono uno che manco ha capito perché, in quello che doveva essere il mio partito, ci sta la binetti, ci sta quell’altro che ci piace il precariato, e quello che forse il ponte sullo stretto di messina non è un’idea del cazzo e che, alla fine, la classe dirigente campana ha fatto degli errori ma la colpa è della camorra che si è “presa” gli appalti per la mondezza.
e quell’altro che pure poteva essere il mio partito? tiene gente come pecoraio scanio, e altri amici suoi, che hanno trovato posto come verdi ma che, fino a qualche anno fa, se si sciosciavano il naso buttavano la carta per strada e manco una fetente di tessera al wwf si sono mai fatti e mo’ so tutti ambientalisti,
E che l’unico partito laico, veramente laico, fa una scelta di “coerenza” (e se prende il 2% è pure assai) e allora veramente mi risparmio la fila al seggio e mi dedico al pre-post partita che almeno il Napoli si salva,
Che se non ho deciso, e non ho neanche l’ansia, non è perché mi sento deluso dalla politica ma è solo che non so cosa pensare, che l’unica cosa sulla quale ho sempre avuto un’idea, e l’ho avuta forte, è sempre stata la politica ma che in testa c'ho il vuoto e per domenica non sono emozionato, neanche un poco.
non può essere solo colpa mia, che mi sono rincoglionito appresso alla mia generazione.

ma a parlare con il monte tifata, a ragionarci, si perde davvero solo tempo.
sarà la natura, sarà la disillusione, sarà che ha una visione d’insieme che a me sfugge (vai a capì) ma di comprensione non ne mostra neanche un po’, mai.
hai voglia, ad ammettere la sconfitta, a confessarle che in mano, questa volta, non hai niente, neanche il coraggio di bluffare, ha voglia a chiederle (per favore!), prima di incassare, di fartele vedere le carte cha ha lei, che cosa può mai nascondere dietro quel culone grigio.
ma quella non si scosta, non le scopre le carte.

capite perché ancora non ci salgo là sopra, perché non voglio darle questa soddisfazione?
una boccata d’aria e via, di nuovo a guardarla dal basso?

prima o poi la faccio brillare quella cazzo di montagna.



alle elezioni politiche italiane del 2008, nessuna, fra le formazioni candidate, ha inserito nel programma la distruzione del monte tifata. per un’altra legislatura ancora verrà negato ad un uomo il diritto ad un orizzonte più ampio, ad un respiro profondo.

a.a.

martedì 8 aprile 2008

vaaa, distruggi il male, vaaa

quando uno non ha voglia di scrivere, mette i referrer che portano gli ignari visitatori al proprio sito.
esimi, come spesso accade, io non mi esimo.
divisi in categorie, con una mia piccola nota a margine.

religione
credo in una santa... (sì. magari ti ha detto pure che è stata tutto il pomeriggio con le amiche, eh?)
canzone o canzoni culo chiesa (belle. se le trovi, condividile su emule)
perchè la chiesa è una santa cattolica apostolica (è una perché così non devono dividere il malloppo con altre, santa perché altrimenti i fessi non ci credono, cattolica è un pleonasmo ma fa figo dirlo e apostolica è un modo come un altro per dire che è una monarchia assoluta.)

geografia
milano wurstel crauti (berlino risotto zafferano)
cagliari incastrati uomini (uh? dove? come? quando?)

lingue e letteratura
di che parla ragione e sentimento? (di una che si inamora di un debosciato e non sa se dargliela subito o alla fine del libro)
traduzione senape inglese (mustard)
traduzione farfalle nello stomaco (butterflies in the stomach)
soddisfazione al corso di francese (sì, ma solo didattica, eh)
avrai il mio corpo, non la mia anima frase (e non è questa?)
la via per l'inferno è (affollata)

sentimenti e sessualità
il cuore non ha ragioni. (e basta. punto.)
gioco bella bionda (non lo conosco, ma mi intriga...)
fare l amore per la prima volta (è bello, ma la seconda già è meglio)
che mi ha portato a fare sopra posillipo (indovina...)
senape e gravidanza (quella era la mandragola)
le foto di come si fanno i figli (zozzone)
bambini concepiti sui letti ikea (escono da scatole quadrate appositamente concepite per ottimizzare gli spazi)
innamorata del fratellastro (poi passa)
l'uomo ha bisogno d'amore (anche la donna)
catso marocchino (invidia del pene?)

scienza e tecnologia
un piccolo passo per l'uomo è grande (trova pace, figlio mio, è piccolo o è grande?)
elevare al quadrato il valore assoluto (se è una funzione, devi valutarne il segno)
gif animate gabibbo (belle, invero, ma secondo me sono meglio quelle delle veline)

cinema e televisione
ma bianco rosso e verdone? (non so, perché non l'allenatore nel pallone?)
foss'antani significa (patafìo patafìo, con scappellamento a sinistra, ma prematurata)
cartone dei teletabbis per bambini (per bambini dementi, vorrai dire)
jeeg e jeeg nuovo piu tige (jeeg l'ho capito, ma il resto non mi è proprio chiarissimo)

varie
donna vecchia grassa (e la cerchi qua?)
domandare è (qualcosa che più ce n'è e meglio è)
capelli errore del parrucchiere (eti prego, non me lo ricordare)
tatonno (antò, cercano te)
silvium (e questo chi è?)
una bella ananas squallor (non la so)
gnigni (gnègnè!)
kaleidosketch (...)
sono+supino (lazzaro, alzati e cammina)

eventuali
come si fa il colore senape (mischia un po' di colori a cazzo, prima o poi viene)
lo stato del pianeta - relazione (non chiederlo a napoli, però)
"tasse universitarie"40000 euro (manco a oxford costa tanto!)
"la morale della favola è" haha (e se la sai già, perché me la domandi?)
domandare è lecito rispondere è cortesia einstein (E=mc2 proverbio)
met den ancxt lucien (eh?)
plin plon (comunicazione di servizio...)
minchia (nun me somigghia pe' gniente)
povero amico (e fagli un prestito!)

costume e società
dove mangiano i romani (mah, al ristorante, a casa, in trattoria. un po' dappertutto)
immagini di cosa mangiavano gli antichi romani (guarda, le ho portate a sviluppare neanche un ora fa...)
morte di merilin monro (tragggica)
gli archeologi più belli (indiana jones, e mia sorella)
significato sogni zingara (no, quella ti legge la mano, per i sogni vai dallo psicologo)
sognare zombie significato
cosa significa sognare gli zombi (che devi smetterla coi peperoni la sera)

infine, vorrei ricordare a quello che ha cercato siocchezze.blogspot.com e http://siocchezze.blogspot.com, che la barra dell'indirizzo sta in alto.


lunedì 7 aprile 2008

il fuoco della passione

Dante era una di quelle persone che avevano la propria opinione su tutto.
Lo conobbi nel periodo in cui cantavamo ai matrimoni. Lui era un tipo alto, un basso. Capelli impomatati e buttati all'indietro, barba sempre perfetta. Se la tirava tantissimo, sebbene fosse soltanto un corista del San Carlo, e non un solista, ma - si sa - molte persone nascono divi.
Dante la sapeva lunga, soprattutto sulle donne. Tra le tante idee balzane, mi ricordo che era convinto di un legame - secondo lui, sia chiaro - tra la gola, "il luogo dove nasce la voce" e le parti intime, sia maschili che femminili. È per questo, diceva, che molte donne sono attratte dalla voce di un uomo, e molti uomini dalla voce di una donna.
Diceva, Dante, che tutte le mucose son collegate tra loro, e se un uomo è capace, può farle vibrare a suo piacimento.
Proprio così, la bocca, la gola, i sessi, sono tutti legati dalle onde sonore.
A me piaceva ascoltare Dante, mi faceva divertire questo suo modo tutto particolare di guardare la vita, le donne, la musica.
Ed era da un po' che non pensavo a Dante e ai suoi collegamenti.

Fino a stamattina, pensa. Proprio mentre ero al bagno. E mi è tornato alla mente, questo discorso qui, questo del filo invisibile che collega voce e intimo, gola e lussuria. Non so se mi è tornato alla mente a causa del gloria di vivaldi che ho ascoltato alla radio, o per via dei fagioli piccanti che ho mangiato ieri sera.

venerdì 4 aprile 2008

è natale, siamo tutti più buoni

a volte mi domando:
cosa ci fa, certa gente, in politica?
cosa ci fa, certa gente, in italia?
ma soprattutto, cosa ci fa, certa gente, al mondo?

a parte sparare cazzate, intendo.

(tra l'altro, secondo me, li han separati alla nascita)

mercoledì 2 aprile 2008

difficoltà relazionali durante complesse riunioni interdipartimentali

elettricità, fermento nell'aria.
il tipo seduto di fronte si alza, esplora, guarda da sopra gli armadietti.
passa davìd, mi lancia un'occhiata come ha dire: "minchia".
si capisce da tante piccole cose, l'atmosfera è completamente, palesemente diversa.
sono tutti all'erta, gente che non avevo mai visto prima si muove da un cubicolo all'altro: d'improvviso tutti hanno qualcosa da fare, tutti devono necessariamente ed improrogabilmente parlare con qualche altro collega, seduto dall'altra parte dell'open space.
tutti si vedono costretti a passare davanti alla sala riunioni, e tutti, chi in modo teatrale, chi in maniera goffa, chi con discreta esperienza, lanciano un'occhiata più o meno furtiva.
oh, non c'è niente da fare:
succede sempre quando sale una femmina degna.

martedì 1 aprile 2008

oi tanatoi sui ton tanaton

di solito, quando uso il computer ho una mezza idea (per non tirarmela e dire proprio che so) di quello che sto facendo.
di solito, se apro il pannello di controllo, è perché ho bisogno di controllare qualcosa di specifico, e - nella fattispecie - so anche come e dove muovermi.
di solito, uno che apre installazione applicazioni sa anche che non sempre questa frase corrisponde al vero: si può anche disinstallare, o aggiornare.
di solito, maicrosoftoffis fornisce un interfaccia per aggiungere o rimuovere componenti, per dire, e ci devi puoi andare tramite installazione applicazioni.

di solito.

di solito, in belgacom, se clicchi su aggiungi/rimuovi maicrosoftoffis e - manco a dirlo - ce l'hai già installato, lui te lo disinstalla.
e ti riavvia il computer.
senza manco chiedertelo.

di solito, questa operazione ti brasa via dal computer anche outlook, con tutti i messaggi di posta, il calendario, gli appuntamenti eccetera eccetera.

di solito, quando succedono cose del genere, io a billgheits ci dico i morti di chi ti è morto.


non sono troppo sicuro del titolo, io il greco non l'ho studiato