mercoledì 9 settembre 2009

Associazioni a delinquere

pezzo è una parola come un'altra, significa parte, ma si compone con otto e diventa pezzotto che però non è una cosa bella da dire, se un coso è pezzotto è farlocco o tarocco, per dirla in altre lingue, ma i tarocchi sono le arance che prevedono il futuro, però io adesso sono un po' nel passato, non quello di pomodori che è acido, quello temporale, senza né tuoni né fulmini né saette, che poi fanno rumore e io voglio un po' di silenzio, in questo momento di mezza solitudine, mentre sono mezzo brillo, e non nel senso che brillo come la luce o come la mina, cantante modenese che c'ha una voce che nessuna fino ad oggi.
è solo che se muore un fiore poi le farfalle piangono, e le farfalle son talmente piccole che per vedere le lacrime bisogna essere piccoli uguale, diciamo come dei grilli.

martedì 8 settembre 2009

limiti

fa sempre piacere essere riconosciuto, per quanto la fama non sia uno dei miei obiettivi primari, nella vita.
è successo qua a brussel, da amadeus.
amadeus, o amadeo, the place for ribs, il posto delle costolette.
è un posto carino, amadeo, atmosfera anni venti, musica a tema, luci soffuse, dove per una quindicina di euro puoi mangiare le spare ribs à volonté. in italiano si direbbe a volontà, ma secondo me in inglese rende meglio: all that you can eat.
la differenza è sottile, ma sostanziale: non è tutto quello che vuoi mangiare o tutto quello che ti va, è tutto quello che sei in grado di mangiare. almeno, io l'ho sempre interpretata così.
una questione di confine, tanto linguistica quanto fisica. è l'eterna sfida dell'uomo ai propri limiti, un'altra, tanto ce la faccio, il trucco è non smettere mai di masticare, il trucco è non bere, il trucco è non respirare. un'altra? un'altra, ce la fai? ce la faccio. che poi, come si dice, è pagata.
da amadeo quella sera eravamo in quattro, italiani, e all'ennesimo giro di costolette, ormai a notte fonda, il cameriere ci ha gentilmente chiesto se avevamo intenzione di prenderne ancora, ché in caso contrario avrebbe chiuso la cucina e mandato a casa il cuoco.
non so ai miei amici, ma a me non dispiace affatto, farmi riconoscere.

giovedì 3 settembre 2009

appieppari

prendi un libro.
perché l'hai preso? senza analizzare troppo a fondo la psiche umana, direi per leggerlo.
perché lo vuoi leggere? perché ti incuriosisce la copertina, perché ti incuriosisce la storia, perché un amico ti ha consigliato di leggerlo, quello che è.
si presume, dunque, che, in buona parte dei casi, tu che hai preso un libro (trovato per casa o prestato o rubato o quello che è) non l'abbia ancora letto. inoltre, sorpresa sorpresa, può essere anche il libro più famoso del mondo, magari il capolavoro dei capolavori ma di cui tu, guarda caso, non conosci la storia.
che c'è di male? niente.
che c'è di buono? mah, niente, forse in più direi la curiosità di leggerlo.
benissimo. hai preso un libro, famoso, non famoso, bestseller, nonbestseller, chisseneimporta; te lo sei rigirato tra le mani, hai letto la quarta di copertina e hai deciso di cominciarlo.
tragedia: qualcuno, importante o no, famoso o no, qualcuno, dicevo, un critico, un letterato, un altro scrittore ne ha curato l'introduzione. la premessa. la prefazione.
tu, povero stronzo ignorante, pensi Mah, forse mi spiegherà qualcosa che io, povero stronzo ignorante, non riuscirò a capire se lo leggo da solo, forse mi illustrerà un sentiero alternativo nella collocazione esistenziale dei sentimenti dell'autore, che letti alla luce delle alterazioni geopolitiche del suo luogo di nascita m'apriranno la mente e mi forniranno una pregevole chiave di lettura dei dettagli non scritti. roba con la quale vantarmi con gli amici.
sbagliato.
la prefazione non contiene altro che il finale della storia. un colto, erudito, ampolloso, saccente, autocelebrativo e scassacazzissimo spoiler.

poi dice che uno la salta appieppari.

martedì 1 settembre 2009

pastori

settembre, andiamo, è tempo di migrare.
ora in terra di fiandra il vostro blogger lascia gli stazzi e parte verso il mare.
ho sempre desiderato iniziare così il mio primo post dell'anno (perché parliamoci chiaro, l'anno finisce il 31 agosto e comincia il 1° settembre, almeno per quelli che le ferie le han fatte già, tra luglio e agosto).
quindi, visto che neanche quest'anno siete riusciti a liberarvi di me, e approfittando del fatto che ho messo su almeno 5 chili in 2 settimane, mi pare giusto che anche voi facciate altrettanto, per cui iniziamo l'anno a pancia piena, con una nuova, mirabolante ricetta.
pollo fritto nel wok con fantasia di peperoni
la ricetta è semplice, l'ho tratta ieri sera da un simpatico ricettario per cucina wok, ma non avendo i peperoni ci ho messo i funghi, e visto che mi pareva poco colorato, ci ho aggiunto pure delle zucchine grigliate.
tra l'altro, a quella fetenzia di wok ikea mi si è scartavetrata l'antiaderenza (e uso solo spatole di legno!), per cui mi sono accontentato di una normale padella. quindi la ricetta sarebe pollo fritto in una normale padella con funghi al posto dei peperoni e zucchine grigliate per dare colore, ma non stiamo sempre a cercare il pelo nell'uovo, su.
ingredienti per due persone, ovvero cena stasera (da solo) e mappatella per il pranzo domani, sempre da solo, in ufficio:
due petti di pollo
un cucuzziello
150-200gr di funghi
aglio, oglio, sale, peperoncino.
versatevi la birra e le patatine (anche le arachidi vanno bene) e fate un piacevole aperitivo mentre grigliate le zucchine. quando sentite che la birra inizia a rilassarvi un po' i muscoli, accanitevi (ma senza violenza) sulla carcassa del povero volatile deceduto, e con un coltello ben affilato riducetelo in striscioline, cubettini, icoesaedri o nella forma che più vi aggrada e mettetelo da parte.
lavate i funghi, (alcuni dicono che si fa, altri dicono che non si fa, io lo fa, voi fate un po' come vi va) e friggeteli in poco olio per qualche minuto con una spruzzata di peperoncino e una capuzzella d'aglio. intanto un altro sorso di birra e ricordatevi di girare le zucchine prima che diventino nere, sennò il tocco di colore glielo date col cavolo.
non paghi della precedente violenza ai danni del povero pollo morto, gettatelo nella padella dove avete precedentemente fritto i funghi, avendo cura di averli prima tolti e disagliati, e fatelo rosolare ben bene, a fuoco vivo. aggiustate di sale. a questo punto io ho aggiunto un poco di curry, ma poco poco, giusto per dire, toh, guarda quanto so' figo che t'ho aggiunto pure il curry. adesso sì che la tua morte ha un senso, o pollo.
la birra è quasi finita, le patatine pure e le zucchine si sono bruciate. grattate via la parte nera e pregate (o imprecate, a seconda della vostra religiosità) la madonna di piedigrotta che almeno non siano diventate amare.
quando il pollo avrà raggiunto una colorazione un po' più bronzea, ri-aggiungete i funghi e fate cuocere tutto insieme per qualche altro minuto. adesso si aprono dinanzi a voi 2 valide alternative:
1. aggiungete le zucchine in padella, fate saltare qualche minuto e servite
2. condite le zucchine con aglio, olio (d'oliva, a 'sto giro) e prezzemolo, e usatele a parte come contorno, che sono pure meglio.
personalmente, ho scelto la prima ipotesi, perché senno in ufficio come me le portavo, le zucchine? immaginate cosa può venire fuori dall'equazione michele + zaino + zucchine-grigliate-condite-con-olio.
bevanda consigliata: acqua, perché se con una birra avete combinato questo macello, immaginate cosa fareste con un altro mezzo litro di vino.

la foto è quello che è. la ricetta pure. d'altra parte, io non sono lei, e questo non è mica un blog di ricette.