lunedì 31 marzo 2008

in odore di santità (?)

oggi ne ho sganciata una
ma c'è un odore di fior d'arancio per tutta la stanza.
mah...

socialmente utile

è sempre bello fare una buona azione, ti rende la giornata più luminosa, ti fa vedere il mondo con occhi diversi.
io ogni volta che posso farla, la faccio, perché - non so come dire - mi sento leggero, sollevato, con quel sorriso un po' ebete che però ti fa stare proprio bene, non c'è niente da dire.
anzi no, dici quel monosillabo, un "ah", di soddisfazione (e anche se non lo dici lo pensi) ma sulla faccia ti si vede pari pari.
certo, non è che sono cose grandi, questo no, son siocchezze, come un giorno nell'autobus, che aiuti a scendere la mammina con la carrozzina. o quando aiuti la vecchina che ha difficoltà a salire il predellino del tram (che diciamocelo, qua a brussella son proprio scomodi, stretti e angusti). cose così.
e pure l'altro giorno, mi son sentito socialmente utile, quando l'amico collega mi ha chiesto se potevo avvisare al lavoro che lui non sarebbe venuto, perché non si sentiva bene.
e io mi son sentito gratificato, nell'aiutare il mio amico collega, mi son sentito proprio un amico, quando ho detto al capo che lui, l'amico collega non sarebbe venuto, perché non stava bene, che c'aveva una tale diarrea che pensava di avere un lanciafiamme al posto del culo.

sabato 22 marzo 2008

fides et ratio

scorrono le mie parole, gelate, monosillabi carcichi di odio e disperazione, suoni immaginati che spaccano il silenzio dei miei pensieri.
no. no. non può essere vero, non può succedere, prorio a me, proprio adesso. eppure è vero, sembra un brutto sogno, una paura ancestrale che dai meandri del proprio subconscio sembra materializzarsi e avverarsi.
no. no. non può essere vero, non può essere successo. non può stare accadentdo proprio qui, proprio oggi, in questo luogo, in questo tempo e in questo universo.
sono solo. intorno, davanti a me: il nulla. se non fosse per la luce, questi neon che illuminano a giorno, potrei dire che intorno a me è solo il buio.
un forte desiderio mi avvolge, mi abbraccia, forse frammisto a paura e speranza, forse proprio perché in un momento buio come questo vorrei che tornasse in me la fede, e un po' mi vergogno perché mi son sempre detto che non sarei mai tornato indietro, soprattutto in quello che tanti chaimano un momento di bisogno
mi guardo dentro e mi sento costretto ad ammetterlo.
vorrei tornare a credere, ad abbracciare l'irrazionale, il dio, la santità, il paradiso, la madonna.
momenti come questo, nei quali credere mi aiuterebbe ad essere di nuovo coerente, e poter tranquillamente bestemmiare tutto questo, perché non è possibile che in un volo senza scalo mi hanno perso il bagaglio un'altra volta.

giovedì 20 marzo 2008

ieri, oggi, e molto probabilmente pure domani

per la serie: amabili conversazioni tra colleghi.
ieri:
- in questo caso si applica la trasformata di laplace, per lavorare nel dominio di s. nell'altro caso, invece, si lavora nel dominio di fourier.
- però questa traduzione dall'inglese non è chiara, bisogna capire bene se questo sistema è a retroazione, oppure se intende qualcos'altro.

oggi:
- h per il logaritmo di f, cioè 10 logaritmo in base 10 del modulo quadro di h di f.
- e sarebbe la misura in decibel dello spettro di h.
- sì, ma se fai il modulo, che senso ha elevare al quadrato? poi, chiamalo modulo, chiamalo valore assoluto...
- eh, no, in caso di funzioni reali si parla di valore assoluto, mentre per funzioni complesse parliamo di modulo, e h è nel dominio della frequenza.

domani? chissà.

il mio lavoro è semplice, si tratta di programmare in java delle applicazioni web: in parole povere una sorta di pagine internet dove alcuni fanno delle cose alle linee telefoniche, tipo attivare, disattivare, agigungere servizi e cose così.
cosa c'entrano le discussioni di analisi matematica, di teoria dei sistemi e di epistemologia della parola?
non lo so, ma questo succede sempre, quando dopo una release non abbiamo un cazzo da fare, e soprattutto dopo che frenzis è stato in olanda da solo.
e non ci ha portato niente.

giovedì 13 marzo 2008

processi alle intenzioni

ore 12.30, sala mensa.
mi accingo con fare solito alla cassa per pagare (profumatamente, visto che qua i consulenti esterni il pranzo lo pagano di più) quand'ella, un simpatico donnino dalle marmoree fattezze, mi chiede:
- scrhanz uft arz jargh badge alz iu blift.
- eh?... pardon?
- votre badge, silvuplè.
- ah, j'ai dit, je suis extern. (ché se non lo dici prima, che sei esterno, allora s'incazzano e pensano che gli vuoi fottere i 25 centesimi che dovresti pagare di più in quanto lurido sporco terrone emigrante che viene da noi e ci ruba il lavoro)
- me lo mostra, per favore (traduco direttamente, per fare prima)
- eh? uh, sì, ce l'ho qua, nel portafogli... oh, qua deve stare, sennò stamattina mica entravo... (questa gliel'ho detta in italiano) oh, eccolo.
- dankuwell.

stesso identico giochetto col collega che mi seguiva, italiano pure lui. pure lui col badge nel portafogli, pure lui guardato con occhio assassino da parte della cassiera paladina della giustizia.

ore 14.30, cazzeggio quotidiano.
leggo sulla stampa che i belgi fiamminghi stanno incazzati a morte coi francofoni (e viceversa) perché non riescono a mettersi d'accordo su una questione di case popolari, terreni e robe così.

ecco perché la tipa alla cassa stava così acida.
e pensare che, mentre eravamo in ascensore, io e il collega stavamo dicendo che ci saremmo iscritti a un corso di fiammingo.

martedì 11 marzo 2008

il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce

la musica è un linguaggio universale.
non ha bisogno di spiegazioni, non necessita elaborate grammatiche, regole di coniugazione e declinazione, la musica è un'entità libera e indipendente, non si lascia afferrare e una volta che è passata lascia dentro di te una variazione che è propria solo dell'umore di chi l'ha ascoltata e del suo stato d'animo.
nessuna musica lascia indifferenti, c'è quella che martella, quella che ti ricorda il primo amore, quella che proprio non si sopporta, quella che si ama alla follia, quella che dura il tempo di un'estate o quella che non passerà mai di moda. nessuna musica, però, potrà mai essere itrappolata in alcun modo.

poi ci sono le parole, e le lingue, quelle che legano con la musica e quelle che non sono per niente musicali. già mozart e salieri litigavano per quale lingua fosse più adatta alle opere, se il tedesco o l'italiano.

io per esempio penso che l'olandese non sia una lingua proprio musicale musicale, eh. metti che poi il maestro del coro parla solo olandese, diventa pure piuttosto difficile comprendere perfettamente quello che vuole da noi coristi.

ma la musica è sentimento, è trasporto: la musica sono le sensazioni stesse che provi mentre canti, e queste sensazioni mettono in comunicazione gli uni con gli altri.

non so, forse sono io che son troppo emotivo, forse si tratta di un'illusione o di una visione troppo poetica della vita, ma resta il fatto che io, quella sensazione ce l'ho.
quella sensazione forte, fortissima che ti fa pensare: "ma se il maestro mi parla e tutti ridono, sarà che mi stanno prendendo per il culo?"

lunedì 10 marzo 2008

senza speranza

sabato sera, simpatica serata. senza stress, si socializzava stando seduti su scomode scalinate.

stranieri, soprattutto. si scherzava sui suoni, sugli stili. si sparlava, si sorrideva: siocchezze, semplicemente.

successivamente, salutatoci, stetti solo sulla strada, subitaneamente silenzio, solitudine (sentita soprattutto se sei senza signora, se state separati).

spingendomi, sovente soffermavomi, sostando senza spiegazioni, scioccamente.

stavo, soltanto. soppesavo storie successe, situazioni scorse.

sicché soggiunsi, superando sentieri scoscesi, solite strade, sobborghi settici, sulla sospirata soglia.

salgo sulle scale, sulle stesse scivolo, strappando scarpa e stinco, sentendo sofferenza. spazientito sopporto: "su, su, sali" - sussurro.
sono solo: stanza semibuia sbircio sottecchi, sebbene sembri strana, sempre sé stessa.

sdraiato: sì, sono supino, sospiro. sguardo sparuto si sofferma sul soffitto.

sento sonno sovvenire, sono stanco, senza soverchia speranza, sposto sensazioni su sentimenti. suvvia, sii sincero, sei sì sconfortato?

sorrido: sono sereno.
sipario.

scritto successivo:
senza strepa, svariate sentenze sarebbero state sicuramente scadenti, sicché sento sentimenti sopraffini

sabato 8 marzo 2008

se il catecumeno del cattolicesimo si diecumenizzase, catecumenicherizzereste voi l'ecumenico di chi discatecumenizzerebbe il catecumeno?

"ero giovane e avevo bisogno di soldi"


titolo mio, post suo


venerdì 7 marzo 2008

trottolini amorosi

l'altro giorno al corso di francese è venuta un'insegnate nuova. non che abbia sostituito quella vechia, per carità, non in quel senso. era una nuova insegnante proprio della scuola, chepperò ci ha fatto lei la lezione, mentre la vecchia insegnante (che non è vecchia anagraficamente) era seduta tra i banchi a fare i suoi compiti.
come ogni persona beneducata, ella, l'insegnante, si è presentata, ma già il fatto che si chiamasse françoise, a me mi ha un po' dato fastidio. cioè, è come se il mio vecchio prof di italiano si fosse presentato ostentando sicumera e crogiolandosi in un antologico "sàlve, sono ìtalo, il vostro insegnànte d'italiàno".
ma son gusti personali, e non voglio divagare.

la tipa è partita subito in quarta, proponendoci l'ascolto di una famosissima (?) canzone di un famosissimo (??) cantante belga (???). epperò mica ci ha detto il titolo e l'autore, no.
lo abbiam dovuto indovinare.

ora, tanto per dire, io non c'ho la sua stessa cazzimma, per cui il video ve lo metto con nome e cognome, mica kattsi. e vi risparmio pure la pena della ricerca.

(piccolo appunto, era un live, ma ancora più live di questo, era solo lui e la chitarra)

dopo l'ascolto partono le domande:
- astianatte, sapresti dirmi di cosa parla?
- di ottobre.
- molto bene. e tu, adalgisa, sapresti dirmi qualche parola che hai capito?
- le foglie cadute, le nuvole.
- bravissima. asma, (giuro, si chiama davvero così!) asma, tu mi sapresti dire se è una canzone allegra o triste?
- beh, è una canzone un po' triste.
- perfetto. michele, tu cosa hai capito?
- du du du du du du du du.

mercoledì 5 marzo 2008

c'eravamo tanto amati

da qualche giorno, causa lungo peregrinare und travagliare d'ufficio, non sto scrivendo regolarmente su questo blog.
ve n'eravate accorti?