mercoledì 9 aprile 2008

del perché non sono ancora salito sul monte tifata

dieci anni fa vivevo in un’altra casa, sempre nella stessa città, sempre all’ultimo piano ma quella casa aveva una cosa speciale: la mia stanza affacciava a sud. in realtà non proprio a sud, guardava ad ovest, verso napoli ma napoli è il sud, ovunque tu trovi.
com’era soleggiato quel balcone, spaziavo beato (e beota) perdendomi fra le campagne e le città oltre la ferrovia, scavalcavo i palazzi in costruzione e, nei pomeriggi limpidi, pur miope, riuscivo a scorgere il monte di procida.
potevo sbadigliare, con il sole negli occhi, e poi prendere un respiro così profondo da succhiare il sale dall’oceano atlantico.
sono dieci anni che mi manca quella vista.
non che di fronte alla mia finestra ora ci sia un muro, anzi, posso godere ogni giorno di due magnifici pini secolari ma la vista è limitata: a pochi chilometri si erge una montagnola, il monte tifata, dagli autoctoni chiamato il monte di san prisco.
è poco più di una roccia calva, ma abbastanza alta da negare, alla mia vista e alla mia immaginazione, quello che c’è dopo.
è in un punto strategico, c’è da dire: anche prendendo l’autostrada, questa non gli gira completamente intorno, lo costeggia per un po’ e poi se ne va, per fatti suoi verso roma.
fatto che sta che, se dieci anni fa fantasia e sguardo spaziavano all’orizzonte, oggi, allo stato dei fatti, non ho la più pallida idea di cosa ci sia a pochi kilometri dal mio naso.
così è da allora che ogni estate mi riprometto di prendere uno zainetto, salire sul monte tifata ed affacciarmi dall’altra parte.
da dieci anni.
quest’estate sono undici.

l’altra sera guardavo la televisione, matrix (non il film, la trasmissione di mentana), più che per interesse, perché non riuscivo a trovare il telecomando , c’era boselli, brav’uomo, un socialista convinto, nel senso che ci crede, onestamente sembra.
nonostante la forza delle sue convinzioni e la giustezza delle sue idee, non prenderà voti a sufficienza per rappresentare nessuno e, a dirla tutta, non prenderà nemmeno il mio.
però, forse il fato, forse la par conditio, fra il serio e il faceto, fra il sonno e la veglia, qualche parola deve essere uscita dal tubo catodico e deve essermi entrata nella testa.
ora, una persona che come me cerca di pensare il meno possibile, giusto l’indispensabile, quando gli arriva qualcosa nella testa, embè, non può fare altro che alzarsi, uscire sul balcone, accendersi una sigaretta e guardare (nel mio caso, dicevo, non c’è scelta) il monte tifata.

ora, ne sono convinto, quella montagna è subdola, m’insinua il sospetto, mi illude, che voglia iniziare un ragionamento, un confronto e, nonostante la ferrea dieta che ho imposto, il cervello inizia ad andare di suo, la montagna, invece, resta lì.
e io ci provo a raccontarglielo, a spiegarle che persona sono, qual è la mia storia, quali e quante sono le mie convinzioni politiche, quanto ho fatto per realizzarle, quanto mi sono speso, le energie impiegate, i bocconi amari mandati giù, le fregature che ho preso, che ho rifilato e che, se a tre giorni dall’elezioni ancora non ho capito per chi cazzo votare, può essere, non dico sicuramente, ma può, potrebbe non essere interamente colpa mia.
quella (stronza) sta lì, granitica, con la faccia da poker.

tanta supponenza, vi giuro, non si può sopportare. non è che un ammasso di pietre che, per l’amor di dio, sarà stato anche testimone dell’ascesa e della caduta dei romani, possa stare lì a dare lezioni di educazione civica.
a me.
capite?
a me!

io che ho sempre preferito la campagna elettorale al natale, le elezioni al compleanno, lo scorporo proporzionale ai filoni scolastici,
Che non sono uno che sta alla politica come il mio meccanico (ladro) sta alla formula uno, che a sta cazzata che so tutti mariuoli, che tanto cà ognuno s’fa e’cazzi suoje, non ci ho mai creduto, che sono uno che è pirla ma che va oltre a queste cose, che beppe grillo, sì fa anche ridere, ma non mi faccio insegnare la costituzione da lui, che l ’antipolitica e non vado manco a votare è un gioco pericoloso che, gira gira, va sempre in culo a tutti,
Che sono uno che manco ha capito perché, in quello che doveva essere il mio partito, ci sta la binetti, ci sta quell’altro che ci piace il precariato, e quello che forse il ponte sullo stretto di messina non è un’idea del cazzo e che, alla fine, la classe dirigente campana ha fatto degli errori ma la colpa è della camorra che si è “presa” gli appalti per la mondezza.
e quell’altro che pure poteva essere il mio partito? tiene gente come pecoraio scanio, e altri amici suoi, che hanno trovato posto come verdi ma che, fino a qualche anno fa, se si sciosciavano il naso buttavano la carta per strada e manco una fetente di tessera al wwf si sono mai fatti e mo’ so tutti ambientalisti,
E che l’unico partito laico, veramente laico, fa una scelta di “coerenza” (e se prende il 2% è pure assai) e allora veramente mi risparmio la fila al seggio e mi dedico al pre-post partita che almeno il Napoli si salva,
Che se non ho deciso, e non ho neanche l’ansia, non è perché mi sento deluso dalla politica ma è solo che non so cosa pensare, che l’unica cosa sulla quale ho sempre avuto un’idea, e l’ho avuta forte, è sempre stata la politica ma che in testa c'ho il vuoto e per domenica non sono emozionato, neanche un poco.
non può essere solo colpa mia, che mi sono rincoglionito appresso alla mia generazione.

ma a parlare con il monte tifata, a ragionarci, si perde davvero solo tempo.
sarà la natura, sarà la disillusione, sarà che ha una visione d’insieme che a me sfugge (vai a capì) ma di comprensione non ne mostra neanche un po’, mai.
hai voglia, ad ammettere la sconfitta, a confessarle che in mano, questa volta, non hai niente, neanche il coraggio di bluffare, ha voglia a chiederle (per favore!), prima di incassare, di fartele vedere le carte cha ha lei, che cosa può mai nascondere dietro quel culone grigio.
ma quella non si scosta, non le scopre le carte.

capite perché ancora non ci salgo là sopra, perché non voglio darle questa soddisfazione?
una boccata d’aria e via, di nuovo a guardarla dal basso?

prima o poi la faccio brillare quella cazzo di montagna.



alle elezioni politiche italiane del 2008, nessuna, fra le formazioni candidate, ha inserito nel programma la distruzione del monte tifata. per un’altra legislatura ancora verrà negato ad un uomo il diritto ad un orizzonte più ampio, ad un respiro profondo.

a.a.

3 commenti:

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
laudicignolo ha detto...

eh, povero monte tifatino... bello anche se brullo...

non merita tanto disprezzo!!!

a sapere che corre tali pericoli, alle prossime elezioni mi candido anch'io con una lista apparentata al pd (tanto, già ci sono cani e porci, se ci mettiamo io e michele, saremmo un cane ed un puorco in più)
la chiameremo PT-AAA (Pro Tifata - Against Anonimo-Antonio)

e, in pieno stile uolter, useremo una pubblicità farlocca senza chiedere i diritti: nel nostro caso sarà lo spot di criminal minds, dove c'è il biondino che tanto assomiglia a Michele...

ahah!

Anonimo ha detto...

Forse sarebbe più adatto ragionare di faccende socio-politiche con persone piuttosto che prendersela con un naturale elemento millenario del nostro territorio che anzi è stato vittima del degrado che questa splendida società moderna gli ha inflitto...Ci sarebbero altre cose da far brillare o più semplicemente cercarsi una casa con vista mare.
Grazie per l'attenzione.

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