lunedì 16 febbraio 2009

sette favole per bambini vecchi

l'uomo che gli puzzavano le mani di pesce
saverio ci aveva le mani che gli puzzavano di pesce.
e le aveva provate tutte: il sapone, il balsamo crema, la spuma di sciampagna, il latte d'asina, la pietra pomice, il detersivo ariel, la pasta abrasiva e il cognac.
ma niente, nessun prodotto chimico, naturale, semplice o concentrato sembrava funzionare.
quando saverio andò in pensione le mani smisero di puzzare di pesce. certo, è facile adedsso dare la colpa al suo lavoro, e potrebbe anche essere vero. tuttavia, io ho ancora qualche perplessità, visto che saverio faceva il gastroenterologo.

la vecchia che viveva nella roulotte
c'era una volta una roulotte. bianca, con delle macchie color ruggine qua e là. aveva molte primavere, e dava conforto e ospitalità a una vecchia signora, di settant'anni e centotrenta chili.
era vecchia, laida e culona (la signora, non la roulotte) e gridava frasi sconce ai passanti.
a volte aveva dei gatti, a volte no.
un giorno la portarono via quelli della municipale (la roulotte, non la signora) e della signora non si seppe più nulla.
neanche dei gatti.

un gambero di nome giacomo
e c'era questo gambero che parlava la lingua degli uomini.
si chiamava giacomo, e ogni volta che incontrava una gambera le diceva Piacere, giacomo. ma lei lo guardava ed emetteva quei versi che solo i gamberi capiscono.
avrebbe voluto qualcuno con cui parlare, un'anima affine. ma era solo, e pensoso, seduto sul fondo del mare, talvolta trafitto da un raggio di sole.
arrivò alla conclusione che i suoi simili non lo capivano perché non parlavano la lingua degli uomini. così, un giorno, si mise a urlare forte la sua disperazione, ma nessuno sembrava considerarlo, anzi, ridevano il riso dei gamberi per via di tutte quelle bolle.
una mattina di settembre giacomo fu pescato. sentendo parlare la lingua degli uomini, fu trafitto da un raggio di speranza.
no, era uno spiedino.
giacomo fu fritto a pescasseroli, duranta la sagra delle sagne e faciuli.

il cilindro magico
in un vecchio emporio alle porte della città di gruttenstrutt si trovavano le cose più strane e meravigliose.
c'erano spade, conigli, muffe, armature, tappeti, insetticidi, attaccapanni-che-non-erano-quelli-di-meri-poppins, paste abrasive per rimuovere la puzza di pesce dalle mani e cappelli.
tra i tanti cappelli ce n'era uno magico, un cilindro, per la precisione.
era appartenuto al vecchio mago della città, ma alla sua morte finì tra gli scaffali del vecchio emporio.
il proprietario del negozio, ogni tanto, si divertiva a tirare fuori dal cilindro le cose più strane e meravigliose. che puntualmente rivendeva nel suo stesso emporio: spade, conigli, muffe, armature, tappeti, insetticidi, attaccapanni-che-non-erano-quelli-di-meri-poppins, paste abrasive per rimuovere la puzza di pesce dalle mani e tante, tante altre cose.
un giorno, dal lontano villaggio di grottenstrott (un villaggio sulle montagne innevate che nessuno aveva mai avuto il coraggio di visitare), scese in città un nuovo mago. nessuno lo aveva mai visto prima, e la gente lo guardava con una punta di sospetto. appena giunto a gruttenstrutt, il mago si diresse senza esitazione all'emporio alle porte della città e, sempre senza esitazione, acquistò il cilindro magico per uno sproposilione di soldi.
nessuno sapeva nulla di quel vecchio mago, nessuno lo aveva mai visto prima e nessuno lo vide mai più. anche perché come indossò il cappello fu travolto da un mare di ciarpame, e morì sul colpo.

il principe e il povero (non quella che conoscete voi)
nel regno di broz viveva un principe di nome valgo.
valgo era una persona brutta e cattiva, e - quando venne a sapere che nel regno di broz c'era un povero contadino morto di fame che però era proprio uguale uguale sputato a lui - si preoccupò un tantinello e chiamò il suo fidato consigliere, il cardinal mendoza, per fare il punto della situazione.
Pablo - disse valgo - ho bisogno di un consiglio. secondo te, cosa ne dobbiamo fare di questo pezzente che però è proprio uguale uguale sputato a me?
il cardinal mendoza non ebbe esitazioni. Sire, - disse - la storia ce lo insegna: se non lo facciamo secco adesso, è capace che questo viene e ci usurpa il trono.
Ottimo consiglio! esclamò valgo.
così, quella notte stessa, valgo fece uccidere il morto di fame, e pure il cardinal mendoza, perché quel "ci usurpa il trono" proprio non gli era piaciuto.

2 commenti:

anonimo-antonio ha detto...

vabbè, la domanda è ovvia: perché sette?

michele ha detto...

esattamente.

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