mercoledì 6 agosto 2008

Metropolis Pt. 2 - Scenes from a memory

continua da ieri

capitolo II - il cambio.

cadòrna, fermata cadòrna.
l'attesa per la metro verde, verde speranza, verde come il colore verde che ormai la mia faccia ha assunto da almeno un quarto d'ora. verde come l'odore verde del muschio, del prato, dell'erba appena tagliata nel parco di casa mia, a caserta, nelle giornate di sole quando non andavo a scuola.
s. ambrogio. non resisto. lo sento, sto per esplodere. non mi controllo, non lo controllo. inizio a recitare i salmi, il signore è paziente e pietoso, non si può misurar la sua grandezza. s. agostino. luci e ombre, la vista si appanna, ero seduto, ero in piedi, ero sudato, sudo. non lo so più, non sono più io, sono uno spettro che guarda me stesso da fuori, non sento doore. mi mordo le guance. su pascoli erbosi mi fa riposare.
porta genova. è la fine, io fino a romolo non ci arrivo. scendo ho bisogno di aria, lo vedo è un autobus: sta passando, è lui, è il mio. lo prendo al volo. mi muovo come un pinguino, soffro, chi ci è passato lo sa, chi ci crede, forse lo immagina.
dio del colon, di tutte le cose visibili e invisibili, abbi pietà di me. salgo.

capitolo III - la resa
vicino alle porte, troppe fermate mi aspettano, non ce la farò mai, le forze mi abbandonano, ci rpovo a farmi coraggio, ma ormai non serve.
la madre cicciona con la faccia di kathy bates mi guarda e avvicina il suo piccolo, lo stringe intimorita neanche avesse visto un maniaco.
il maligno mi tenta, la voce sulla spalla mi ripete Lasciati andare, cosa vuoi che sia? chi vuoi che ti riconosca? abbandònati, scavalla e lascia fluire, ti sentirai meglio. tremo, sudo freddo, forse rantolo. gli occhi si rivoltano verso l'alto, ma l'angelo buono cerca di farmi ragionare. Cosa farai dopo? come arriverai a casa? lo sai che poi dovrai solo dare fuoco ai vestiti? ma i crampi offuscano la sua voce e il mio cervello. l'autobus è fermo, voglio abbandonarmi: scendo, solo una fermata, aria pungente della sera d'inverno. ti prego resisti ancora un minuto resisti ti prego non farlo non farlo ti prego ti prego non farlo resisti vorrei quasi tapparmi con le mani, impedire il disastro, ti prego puoi farcela come ci torni a casa ti prego ad acque tranquille mi conduce è un passo è un ristorante lo vedo è a un passo non temerai alcun male è chiuso poi dice che uno non crede lo vedo è un'altro saran cento metri posso ancora farcela. cammino, striscio, arranco, mi aggrappo, le strisce, il semaforo, le fitte, i crampi, dolore immane, la porta, calore, persone, nessun cliente: che posso usare il bagno? prego faccia pure, in fondo alle scale.

epilogo
- papà, cosa vuol dire tutto questo?
- vedi figliolo - disse norberto sistemando il suo pargolo sulle ginocchia - quando sarai grande, e lavorerai per una grande società in una grande città, e sarai lontano da casa, un giorno potresti aver voglia di ordinare del sushi take away, in un ristorante che non conosci.
ecco, ricordati di michele, e non lo fare.

5 commenti:

orsella ha detto...

vabe ma allora non sei vittima, bensì carnefice!
ps: ma quante cose che mi fa compilare il tuo lascicommenti, prima potere lasciare il commento..

Anonimo ha detto...

Quello che ci si aspetta da uno che per fare certe cose andava nel parco di casa sua e poi neanche andava a scuola

michele ha detto...

@orsella: nome cognome indirizzo e numero di telefono?

@oniduke: guarda che nel parco di casa mia io non facevo niente! :)

laudicignolo ha detto...

@mick: mavacaghèr (in senso lato e stretto...)

anonimo-antonio ha detto...

stavo per ricordarti di postare di quei drammatici momenti.
un giorno, forse, quando troverò il coraggio, ti racconterò di quella volta a scuola e del mostro turco.
e manco ci si può lamentare che, se ti ricordi come è andata a quel nostro amico, miché, c'è da ritrovare la fede.

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