mercoledì 7 dicembre 2011

Depressione? Fai da te!

In questo clima di austerità e crisi (e scusate la facezia) in cui il costo di tutto aumenta, dal pane ai calzini alla benzina al commercialista, i poveri depressi, oltre a sentirsi più depressi di prima, non hanno più neanche la possibilità di rivolgersi ad uno specialista che possa aiutarli a prezzi modici. E allora eccomi qua, con cinque preziosi consigli - gratuiti* - su come curare** la depressione fai-da-te.

Innanzitutto, catalogheremo i diversi tipi di depressione, poi, per ognuno, troverete tosto un consiglio pratico economico e - perché no - risolutivo

Depressione sociale: nessuno mi vuole bene.
Si tratta probabilmente della forma di depressione più comune e peggio curata in assoluto. Il povero depresso si sente fiacco, svogliato, apatico; crede di essere sempre fuori luogo o giudicato male,  qualunque cosa faccia/dica/pensi.
Spesso questa depressione è accompagnata da disturbi alimentari, come bulimia, anoressia, fame chimica.
Fortunatamente, per questa depressione ci sono diversi rimedi, ancorché sociali. Innanzitutto, diffidare di chiunque consigli attività di volontariato o socialmente utili o simili: peggiorano solo la situazione. Fare del bene a una manica di sfigati messi peggio del povero depresso aiuta solo a far aumentare il proprio senso di inadeguatezza, perché non solo si è depressi, ma guardando chi sta messo peggio ci si sente anche in una posizione di abuso nei loro confronti. No, no, niente fatebenefratelli, per carità. La soluzione corretta è un buon corso di arti marziali, dalle 3 alle 5 volte a settimana. Karate, Jiu-Jitsu, Aikido, vanno bene tutti, purché la palestra sia economica e sia consentito dare mazzate vere. Tu non mi vuoi bene? E beccati 'sto calcio rotante nelle rotule. Pensi che io sia inadeguato? Acchiappa 'sto sambon-tsuki nelle gengive.
Tempo 15 giorni e la depressione è bella che sparita.

Depressione post parto
Contrariamente a quanto si pensi, questo tipo di D non colpisce solo le madri che hanno appena sfornato un marmocchio. Può manifestarsi in entrambi i genitori (anche contemporaneamente), con diverse forme/intensità, e - a seconda del caso - ci sono dei trattamenti specifici.
Con abuso di linguaggio e per brevità di notazione, suddividiamo le intensità in tre macro categorie, partendo dalla più grave:
1. Disperata
2. Così così
3. E la chiami pure depressione?
Nel primo caso i sintomi sono inequivocabili: il genitore si sente rimpiazzato dal fanciullo (vale per entrambi). Le relazioni e i rapporti coniugali sono ormai un ricordo lontano e ogni volta che il marmocchio fa qualcosa di cattivo, il genitore D sa che l'ha fatto apposta.
Nel secondo caso, un genitore depresso è spesso anche culturalmente più evoluto, consapevole. Riconosce la patologia e cerca, inutilmente, di rimediare con la ragione. È mio figlio, si dice, non c'è motivo di essere geloso/invidioso/rancoroso nei suoi confronti. È vero, non dormo da 6 mesi. È vero, non si tromba da altrettanti. Ma passerà.
A volte passa, altre volte.. beh, meglio togliere ai genitori depressi così così le chiavi della lavatrice.
Infine, il livello elcpd: blando, blandissimo, risolvibilissimo con un paio di pinze e una buona saldatrice (cit).
Per i primi due casi, ad ogni modo, nella maggior parte dei casi può essere sufficiente un semplice tranquillante orale. Non so in italia, ma qui in belgio è legale (D'altra parte non c'è il vaticano).

Depressione da stress post traumatico
Non la conosco, non l'ho mai avuta, mi spiace.

Depressione da insoddisfazione (lavorativa, sessuale ecc)
Sempre più persone oggi confondono l'insoddisfazione semplice con la depressione da insoddisfazione. La differenza è sottile, ma sottovalutarne i sintomi può avere conseguenze disastrose. Spesso, il depressamente insoddisfatto crede che la sua inadeguatezza o la sua incapacità siano la causa del suo fallimento. E ancor più spesso cade in un vortice senza uscita in cui crede, meschino, che un aiuto esterno (sociale prima, chimico dopo) possa tirarlo fuori da questa situazione imbarazzante, per sé e per chi lo circonda.
Il povero D percorre il suo cammino di autodistruzione partendo dall'assunto: sono un fallito. Non merito niente, non so fare niente. Meglio morire che continuare così. E così via.
In questa fase, quindi, la sua fragilità lo porteranno, pian piano, all'abuso di sostanze come via di fuga da quella realtà che oramai non lo vuole più. Il problema di queste povere vittime è semplicissimo e di facile soluzione. Tuttavia, come l'uovo di Colombo c'insegna, niente è più difficile di ciò che non si sa, e nulla appare più semplice di una soluzione ovvia.
La chiave non sta nel non assumere sostanze, anzi. Il depresso crede che assumere sostanze sia una fuga e ciò lo fa sentire ancora più depresso. Si guardi invece alla sostanza come liberazione, gioia, ricreazione. La panacea di tutti i mali, la soluzione al problema!
Tutto assumerà contorni più sfocati e in questa presbiopia chimica la depressione verrà ridimensionata alle sua iniziale forma di semplice insoddisfazione.

Depressione non localizzata
Se la vostra depressione non è classificabile in nessuna delle precedenti, allora siete diversamente depressi. Non c'è niente che vi stimola? Non avete voglia di uscire/lavorare/bere/mangiare/ecc? Siete sempre stanchi e insoddisfatti, ma non è solo il lavoro/la famiglia/la salute?
Sono mortificato, ma per voi, ormai, non c'è più niente da fare.

*certo, se poi volete fare una donazione su paypal nessuno ve lo vieta

**il sottoscritto declina ogni nanoscopica forma di responsabilità anche lontanamente derivante dall'applicazione dei qui presenti consigli non-medici, non-professionali, non-remunerati.

lunedì 5 dicembre 2011

mannaggialitalia

io oggi volevo scrivere un post divertente, ce l'avevo tutto, me l'ero immaginato breve ma non troppo, con compartecipazione del pubblico, pensa;
si sarebbe intitolato "Che cosa manca?" e c'erano pure due fotografie che avevo fatto io me medesimo di persona con il cellulare, e m'ero immaginato pure il finale sospeso, una frase d'effetto tipo "domani la soluzione" o - ancora più bello - "la soluzione nel prossimo numero".
e invece niente, alitalia fa parte di skyteam e non di star alliance, e io non lo posso più scrivere, a meno che voi non accettiate la palese incongruenza e facciate tutti finta che alitalia fa parte di star alliance, però ora che l'ho detto così ho completamente rovinato il senso del post, anche se lo scrivessi lo stesso.

quindi nient. mannaggialitalia, nunc et semper.

lunedì 28 novembre 2011

reo confesso

c'è questa famosa marca di shampoo, di cui non faccio il nome per ovvie ragioni (ad esempio perché se ne parlassi male allora tutti lì a dire che mi paga la concorrenza, se ne parlassi bene allora tutti a dire che mi pagano loro, quelli della famosa marca di shampoo) e quindi, dicevo, c'è questa famosa marca di shampoo che da qualche tempo ha lanciato sul mercato - da qualche tempo però è forse troppo generico, diciamo che dovrebbe essere stato all'inizio dell'anno. lo dico soprattutto perché è un'informazione che potrebbe tanto aiutare a contestualizzare il momento storico-sociale, tanto a ricollocare gli stili comunicativo-pubblicitari in voga in questo particolare frangente cronologico-temporale - una famosa marca, dunque, che ha lanciato sul mercato, all'inizio dell'anno, a essere meno generici, una nuova linea di shampoo, dall'aspetto molto curato e minimalista, con la quale sono venuto in contatto grazie a una di quelle bustine campione gratuito-vietata la vendita, di quelli che mettono un po' dappertutto, come per esempio dalle altre confezioni di shampoo della stessa marca alle riviste di moda o gossip patinate e di bassa qualità.
e dunque, lo slogan, il sottotitolo, la frase d'impatto in maiuscoletto scritta proprio lì, sotto il nome scritto grande di questa famosa marca di shampoo di cui preferisco non fare il nome, una frase d'impatto che per me è stata alquanto negativa, lo ammetto, non tanto negativa in sé, piuttosto una forma di negatività retroattiva perché secondo me, proprio a mio insindacabile giudizio personale, questa frase negativa (che altro non è se non un'ammissione di colpa), non si può scrivere, sotto il nome a 60pt della marca di shampoo che vende milioni e milioni di flaconi nel mondo, stravolgendo completamente quello che era lo slogan originale, ça va sans dire, non si può scrivere "Capelli perfettamente puliti."
perché, prima no?

venerdì 11 novembre 2011

risvolti psicologici dell'era intrattenimento pre-digitale, ovvero del quanto sia pericolosa la fiaba della buonanotte

- buongiorno bea!
sorriso
- hai dormito bene?
altro sorriso, largo
- lo sai che sei bellissima?
sorriso, finta timidezza
- vuoi bene a papà?
sorride, si gira. poi dice no e ride
- come no? io ti voglio bene!
segue solletico e giochi
- allora, mi vuoi bene?
- no.
- accidenti! allora non mi vuoi più come papà?
sorride, dice no.
- no?! e chi vuoi come papà?
- geppetto.

lunedì 7 novembre 2011

Il bello della diretta

mi piacerebbe una sera, guardando l'eredità, vedere la faccia di carlo conti, la reazione di carlo conti, l'aplomb di carlo conti, alla risposta del concorrente.
il concorrente con la faccia da telespettatore di rai uno, quello che s'è trovato in finale perché l'altro/a concorrente ha risposto "il calamaro" alla domanda quale tra questi è l'animale simbolo di catania.

il concorrente che sceglie, sicuro, preciso, convinto, senza mai sbagliare le parole della ghigliottina:
nonna
satira
finestra
pallone
assurdo

il concorrente dalle lievi contrazioni ritmiche e regolari sull'occhio destro, il tempo che passa, lo sguardo fisso e vitreo, la musica accresce la tensione, silenzio del pubblico, per favore.
il concorrente spaesato, perso, solleva il pennarello, appoggia, la telecamera, con sapiente tecnica mostra solo la prima lettera, una esse un po' sbilenca, una incertezza nella mano, il concorrente pare fermarsi, carlo esorta, il tempo è scaduto, scrivi, altrimenti ti devo squalificare.

vorei vedere, una sera, la faccia di carlo conti, che per centotttantamila euro, apro la busta, vediamo cosa ha scritto il concorrente, che viene da roma (il concorrente, non carlo), è disoccupato (sempre il concorrente), se vince regala un viaggio alla mamma.
la faccia, vorrei vedere, di carlo conti, quando il concorrente alla domanda di carlo conti - "cosa lega nonna, satira, finestra, pallone e assurdo" - in un guizzo di creatività e di pensiero laterale ha risposto sticazzi.

lunedì 4 luglio 2011

icaro

mi chiamo michele e ho trentatré anni.
a un certo punto della mia vita ho cominciato a volare.
non nel senso che mi siano spuntate le ali, purtroppo, anche se da bambino lo sognavo spesso. no, molto semplicemente - come molti - mi son spostato per lavoro. poi ancora, e ancora. e poi son quasi diventato un pendolare europeo.
sono anche un po' tirchio, lo ammetto: spesso per risparmiare prendo dei voli con scalo.
chi non lo fa? ma io mai più di uno.
perciò, spesso, un volo andata e ritorno lo faccio in quattro aerei diversi.

mi chiamo michele, ho trentatré anni, e, posso dirlo, ho volato molto.
ma mai, fino ad ora, mi era capitata una cosa del genere: come una frenata a mezz'aria, un vuoto improvviso e come se l'aereo si fermasse in sospensione, d'un tratto, nel cielo. lo stomaco che sale all'altezza delle tonsille, la vista si appanna, non sembra di cadere, sembra proprio di stare fermi, sospesi. poi tutto torna normale.

per fortuna, dopo qualche minuto il comandante ci ha rassicurato, ci ha spiegato cosa fosse successo in quei pochi minuti dopo il decollo.

mi chiamo michele, ho trentatré anni, e tante decine di voli alle spalle. ma in nessuno prima m'ero sentito dire dal capitano che l'aero ha dovuto inchiodare per farne passare un altro che veniva da destra.

giovedì 17 marzo 2011

do ut des

due sere fa un caro collega mi ha invitato al concerto di kt tunstall.


parlando di musica ho scoperto che le sue conoscenze in fatto di rock sono veramente pregevoli, ma conosce troppo poco di musica italiana. d'altronde, povero, i suoi unici punti di riferimento sono toto cutugnò, eros ramazzottì e umberto tozzì.

per riconoscenza gli ho fatto ascoltare elio.
e gli ho anche tradotto il vitello dai piedi di balsa. 
in francese.

dans le bosquet de ma fantaisie,
il y a un putain de petites animaux un peu fous
inventés par moi
qui me font rire quand je suis triste,
qui me font rire quand je suis heureux,
qui me font rire quand je suis moyenne,
en pratique ils me font rire toujours,
ce putain de petites animaux inventés par moi.

il y a le veau au pieds de balsa,

le veau au pieds d'éponge,
et devine qu'il y a?
il y a aussi le veau au pieds de cobalt.
le veau au pieds tonnés,
quatre je n'ai inventés,
sont les animaux de la mienne et de la tienne fantaisie.

mais un jour le veau au pieds de balsa

allé chez le veau au pieds de cobalt
il lui dit il y a le veau au pied tonné qui parle très mal de toi
il soutien qui ton pieds ne sont pas de vrai cobalt
mais ils sont justement quatre pied de pain
recouvert d'une mince couche de cobalt.

mon chère veau au pied de balsa, ton histoire est fausse.

l'ami veau au pied d'éponge m'a révélé la vérité.
il a caché un micro
dans les pieds de balsa
et dans les pieds tonnés

donc a découvert que toi, seulement toi, toujours toi, même toi, aucun autre que toi, juste toi

tu es le veau au pieds de balsa, inventeur d'un histoire fausse,
accusait le veau au pieds tonné et donc ton pieds seront enlevés

mais la loi prévoit une peine supplémentaire,

pour ce délit l'écoute forcé de...

[pulun vage sudun raula digai...]


dans le bosquet de ma fantaisie,

maintenant il y a un veau qui n'as plus les pied
qui invoque pitié,
voici un petit ami s'approche...

je me présent, je suis le petit ourse pédé,

et comment tu aura supposé maintenant je vais t'enculer.