In questo clima di austerità e crisi (e scusate la facezia) in cui il costo di tutto aumenta, dal pane ai calzini alla benzina al commercialista, i poveri depressi, oltre a sentirsi più depressi di prima, non hanno più neanche la possibilità di rivolgersi ad uno specialista che possa aiutarli a prezzi modici. E allora eccomi qua, con cinque preziosi consigli - gratuiti* - su come curare** la depressione fai-da-te.
Innanzitutto, catalogheremo i diversi tipi di depressione, poi, per ognuno, troverete tosto un consiglio pratico economico e - perché no - risolutivo
Depressione sociale: nessuno mi vuole bene.
Si tratta probabilmente della forma di depressione più comune e peggio curata in assoluto. Il povero depresso si sente fiacco, svogliato, apatico; crede di essere sempre fuori luogo o giudicato male, qualunque cosa faccia/dica/pensi.
Spesso questa depressione è accompagnata da disturbi alimentari, come bulimia, anoressia, fame chimica.
Fortunatamente, per questa depressione ci sono diversi rimedi, ancorché sociali. Innanzitutto, diffidare di chiunque consigli attività di volontariato o socialmente utili o simili: peggiorano solo la situazione. Fare del bene a una manica di sfigati messi peggio del povero depresso aiuta solo a far aumentare il proprio senso di inadeguatezza, perché non solo si è depressi, ma guardando chi sta messo peggio ci si sente anche in una posizione di abuso nei loro confronti. No, no, niente fatebenefratelli, per carità. La soluzione corretta è un buon corso di arti marziali, dalle 3 alle 5 volte a settimana. Karate, Jiu-Jitsu, Aikido, vanno bene tutti, purché la palestra sia economica e sia consentito dare mazzate vere. Tu non mi vuoi bene? E beccati 'sto calcio rotante nelle rotule. Pensi che io sia inadeguato? Acchiappa 'sto sambon-tsuki nelle gengive.
Tempo 15 giorni e la depressione è bella che sparita.
Depressione post parto
Contrariamente a quanto si pensi, questo tipo di D non colpisce solo le madri che hanno appena sfornato un marmocchio. Può manifestarsi in entrambi i genitori (anche contemporaneamente), con diverse forme/intensità, e - a seconda del caso - ci sono dei trattamenti specifici.
Con abuso di linguaggio e per brevità di notazione, suddividiamo le intensità in tre macro categorie, partendo dalla più grave:
1. Disperata
2. Così così
3. E la chiami pure depressione?
Nel primo caso i sintomi sono inequivocabili: il genitore si sente rimpiazzato dal fanciullo (vale per entrambi). Le relazioni e i rapporti coniugali sono ormai un ricordo lontano e ogni volta che il marmocchio fa qualcosa di cattivo, il genitore D sa che l'ha fatto apposta.
Nel secondo caso, un genitore depresso è spesso anche culturalmente più evoluto, consapevole. Riconosce la patologia e cerca, inutilmente, di rimediare con la ragione. È mio figlio, si dice, non c'è motivo di essere geloso/invidioso/rancoroso nei suoi confronti. È vero, non dormo da 6 mesi. È vero, non si tromba da altrettanti. Ma passerà.
A volte passa, altre volte.. beh, meglio togliere ai genitori depressi così così le chiavi della lavatrice.
Infine, il livello elcpd: blando, blandissimo, risolvibilissimo con un paio di pinze e una buona saldatrice (cit).
Per i primi due casi, ad ogni modo, nella maggior parte dei casi può essere sufficiente un semplice tranquillante orale. Non so in italia, ma qui in belgio è legale (D'altra parte non c'è il vaticano).
Depressione da stress post traumatico
Non la conosco, non l'ho mai avuta, mi spiace.
Depressione da insoddisfazione (lavorativa, sessuale ecc)
Sempre più persone oggi confondono l'insoddisfazione semplice con la depressione da insoddisfazione. La differenza è sottile, ma sottovalutarne i sintomi può avere conseguenze disastrose. Spesso, il depressamente insoddisfatto crede che la sua inadeguatezza o la sua incapacità siano la causa del suo fallimento. E ancor più spesso cade in un vortice senza uscita in cui crede, meschino, che un aiuto esterno (sociale prima, chimico dopo) possa tirarlo fuori da questa situazione imbarazzante, per sé e per chi lo circonda.
Il povero D percorre il suo cammino di autodistruzione partendo dall'assunto: sono un fallito. Non merito niente, non so fare niente. Meglio morire che continuare così. E così via.
In questa fase, quindi, la sua fragilità lo porteranno, pian piano, all'abuso di sostanze come via di fuga da quella realtà che oramai non lo vuole più. Il problema di queste povere vittime è semplicissimo e di facile soluzione. Tuttavia, come l'uovo di Colombo c'insegna, niente è più difficile di ciò che non si sa, e nulla appare più semplice di una soluzione ovvia.
La chiave non sta nel non assumere sostanze, anzi. Il depresso crede che assumere sostanze sia una fuga e ciò lo fa sentire ancora più depresso. Si guardi invece alla sostanza come liberazione, gioia, ricreazione. La panacea di tutti i mali, la soluzione al problema!
Tutto assumerà contorni più sfocati e in questa presbiopia chimica la depressione verrà ridimensionata alle sua iniziale forma di semplice insoddisfazione.
Depressione non localizzata
Se la vostra depressione non è classificabile in nessuna delle precedenti, allora siete diversamente depressi. Non c'è niente che vi stimola? Non avete voglia di uscire/lavorare/bere/mangiare/ecc? Siete sempre stanchi e insoddisfatti, ma non è solo il lavoro/la famiglia/la salute?
Sono mortificato, ma per voi, ormai, non c'è più niente da fare.
*certo, se poi volete fare una donazione su paypal nessuno ve lo vieta
**il sottoscritto declina ogni nanoscopica forma di responsabilità anche lontanamente derivante dall'applicazione dei qui presenti consigli non-medici, non-professionali, non-remunerati.
mercoledì 7 dicembre 2011
Depressione? Fai da te!
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Pubblicato da michele alle 14:04
roba che parla di: crisi economica, io me medesimo, siocchezze
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