prologo: milano, gennaio 2007.
una città fredda e grigia può presentare insidie e tranelli a chi - come me, ingenuo ed inesperto, terrone nell'animo e nel corpo - si affaccia alle sue porte col candore della gioventù e l'entusiasmo della scoperta.
fredda, milano, ma non più del solito e la giornata in ufficio era passata grigia e sfocata come tante. lavoro di routine, problemi di routine, soluzioni di routine.
ero lì già da qualche mese, all'epoca vivevo nei pressi di romolo, in un residence gestito da rocchettaripancabbestia maniaci dell'ordine e della precisione, ma con un'idea grossolana di privacy. tuttavia, il posto era pulito e - soprattutto - rimborsato, il che lo rendeva pregevolissimo agli occhi miei e del mio conto corrente.
ma lavoravo da tuttal'altra parte, a via mecenate.
a guardarlo sulle mappe non è poi così lontano, saran stati sì e no dieci chilometri, ma coi mezzi era particolarmente scomodo da raggiungere, e questo senza contare l'handicap di quella sera.
era ancora il periodo natalizio, e per le strade le luci e gli addobbi riscaldavano un poco quelle serate solitarie e un po' tristi; ma il passante ferroviario è un buco nero che ingoia tutta la luce e l'atmosfera, e il tempo e lo spazio si perdono nelle voci metalliche e nelle lampade al neon, lasciando solo la cognizione di se stessi, poveri in balìa di poveri pendolari.
qualcuno una volta mi ha detto che il passante ferroviario è stato fatto coi treni di un'altra tratta, e li prendeva tutti i giorni s'è visto appiedato da un giorno all'altro.
quella sera ero sul dieci, che fermava a porta venezia. da lì metro rossa e poi metro verde, prima di un ultimo tratto a piedi. lo facevo tutte le sere, lo conoscevo bene. a porta venezia i miei colleghi mi chiedono se va tutto bene.
ero pallido, sudavo freddo e non sapevo cosa rispondere. li lascio andare: tanto non avrebbero potuto fare niente.
capitolo I - l'attesa
rossa come il sangue, rossa come la rabbia rossa del toro, come la passione, come il fuoco che m'arde dentro: rossa la metro rossa che non arriva. mi muovo da una panchina all'altra, cerco di respirare ma l'odore di elettricità statica, di pensiline e di ferro di rotaia sfregante su ferro di binari mi nausea. posso ancora gestirmi, lo so, ce la posso fare. ho vissuto situazioni peggiori, al liceo era una cosa quotidiana, posso resistere. sono ancora a livelli accettabili.
arriva, piena come un uovo, e si muove al rallentatore, con le fermate che sembrano dilatarsi nel tempo come nei film, come quando sai che sta per succedere qualcosa di grave.
palestro. mi muovo, cerco di leggere, cerco di distrarmi, il dolore cresce, monta dallo stomaco e mi toglie il respiro. faccio finta di non pensarci. s. babila. mi alzo, cammino, mi siedo la gente comincia a guardarmi strano. un po' mi agito. duomo. passa. è passato? ancora un momento di pace, niente guerre intestine. cordusio e cairoli m'illudono. mentono sapendo di mentire, mi dicono che il dolore è passato, che le fitte si sono fermate e che posso arrivare a casa sano e salvo. puttane. non bisogna mai fidarsi delle fermate della metro. mai. mentono e ridono di te, soprattuto se credi di avercela fatta.
cadòrna, fermata cadòrna.
continua domani...
martedì 5 agosto 2008
Metropolis Pt. 1 - The miracle and the sleeper
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Pubblicato da michele alle 12:48
roba che parla di: io me medesimo, raccontelli, ricordi
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6 commenti:
mikè, ma è mai possibile che un post su 2 parla di squaraus
Ci stavo pensando anche io
mi state dicendo che questo blog fa cagare?
sguaraus forever
ma sguaraus o squaraus? mah
ognuno fa il blog che merita...
e ognuno legge il blog che più gli aggrada...
in definitiva: tu sei lassativo, io stitico... ed ecco perchè andiamo tanto d'accordo!!
Senape? Il blog al bifidus actiregularis.
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