ora, io non voglio dire che etichettare sia necessariamente una cosa giusta o necessariamente una cosa sbagliata. chessò, se ci pensi, dire "gli italiani sono tutti mammoni" è - in fondo - una brutta etichetta, ché oltre ai mammoni ci son pure i papponi, ma non voglio scendere nella politica. d'altra parte, nemmeno sono abituato a comprare i fagioli in barattolo senza sapere che sono veramente fagioli in barattolo, puta caso era un barattolo senza etichetta. insomma, ci son quelle volte che l'etichetta mi serve, eccome.
come al solito, in medio stat virtus, in hoc signo vinces e quam minimum credula postero.
poi però succedono quelle cose che tu ti arrabbi, perché ormai ti sei fatto una tua idea, hai anche deciso in che modo ti devi comportare, sì alle etichette su barattoli-bottiglie-pacchi-e-pacchetti, no alle etichette su nomi-città-cose-animali-fiumi-attori-cantanti-popoli-condimentiperpizza.
e quelli che fanno? si autoetichettano? si autoannullano? eh, no, signori miei, così non si fa!
insomma, ci ho messo tanto a convincere certuni che l'olandese non è un fastidioso disturbo gutturale, e tu, maledetta insegnante, che fai? mi dici che per pronunciare bene certe parole bisogna fare uchuchuchu come se avessi la tosse?
lunedì 26 ottobre 2009
prendi due, paghi tre
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Pubblicato da michele alle 14:38
roba che parla di: belgio, io me medesimo, lingue straniere
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